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Conoscere le norme dell’IVA per scambi con l’estero fondamentale per l’export italiano

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L’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) rappresenta una delle principali fonti di entrate fiscali in Italia, ma la sua applicazione nei contesti internazionali è caratterizzata da una complessità normativa che richiede una costante evoluzione delle interpretazioni e delle procedure. Ne parliamo con Sara Armella, avvocato tra i massimi esperti in Italia di diritto doganale e direttore scientifico di ARcom Formazione, centro di formazione di eccellenza nell’ambito tributario, doganale e del commercio internazionale.

La disciplina dell’Iva negli scambi con l’estero ha tante peculiarità, ci potrebbe illustrare brevemente le principali?

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“Le imprese italiane che vendono all’estero non devono applicare l’Iva sulle vendite, mentre quelle che importano beni e servizi devono pagare l’Iva al momento dell’importazione. Per le esportazioni, le imprese italiane possono richiedere il rimborso dell’Iva pagata sugli acquisti di beni e servizi utilizzati per produrre tali beni di esportazione, si parla di “rimpatrio dell’Iva”. L’IVA prevede la distinzione tra operazioni imponibili, non imponibili ed escluse. Le operazioni imponibili sono soggette all’aliquota IVA, mentre quelle non imponibili non generano un’imposta da pagare. Le operazioni escluse sono soggette a norme specifiche e possono comportare obblighi fiscali particolari”.

Ci sono differenze anche negli scambi all’interno e fuori dall’Unione Europea…

“Tra i Paesi membri l’IVA viene generalmente addebitata all’aliquota del paese del consumatore finale, ma le aziende europee (e italiane) devono monitorare attentamente queste operazioni per garantire la conformità fiscale. Le aziende Ue coinvolte in queste operazioni devono compilare la dichiarazione Intrastat (un sistema di registrazione delle statistiche sul commercio intracomunitario). Le operazioni extra UE, d’altro canto, sono spesso esenti dall’IVA, ma possono essere soggette a dazi doganali e altre imposte, rendendo cruciale una pianificazione fiscale accurata”.

E in questo contesto come si inserisce l’e-commerce?

“Il commercio elettronico transfrontaliero ha reso difficile la determinazione del paese in cui si applica l’IVA. Infatti, le aziende italiane che vendono beni e servizi online devono affrontare sfide come la determinazione della giurisdizione fiscale, la conformità alle normative UE sul commercio elettronico e la gestione dei regimi IVA specifici per l’e-commerce”.

Quali ricette suggerisce per muoversi meglio nel labirinto delle normative IVA per gli scambi internazionali?

“Gli operatori internazionali devono essere costantemente aggiornati sulle evoluzioni normative e interpretative, al fine di evitare sanzioni fiscali e conoscere le opportunità che possono presentarsi nel commercio globale. Per questo, come ARcom Formazione, abbiamo voluto organizzare una Masterclass per affrontare tutti i temi di interesse, nonché le diverse criticità, del settore. E per fare questo abbiamo chiamato il professor Renato Portale uno dei maggiori esperti europei di Iva, autore del principale manuale del settore (noto ormai come “il Portale”)”.

A proposito dell’Iva negli scambi internazionali, rimandiamo al corso di ARcom Formazione: “La masterclass dedicata all’Iva negli scambi internazionali“.


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