L’abolizione dei dazi industriali per merce destinata in Svizzera è entrata in vigore il 1° gennaio 2024: nel Paese d’Oltralpe per «prodotti industriali» si intendono tutti i beni, ad eccezione dei prodotti agricoli (ovvero prodotti agricoli trasformati compresi gli alimenti per animali) e dei prodotti della pesca. L’abolizione dei dazi industriali interessa perciò quasi tutti i prodotti dei capitoli 25–97 della tariffa doganale. Ne sono esclusi alcuni prodotti dei capitoli 35 e 38, classificati come prodotti agricoli. A partire dal 01.01.2024 questi prodotti non sono più soggetti a dazi d’importazione in Svizzera indipendentemente dall’origine delle merci. Il tutto è dovuto alla decisione del Consiglio federale nella riunione del 2 febbraio 2022 con conseguente modifica della legge sulla tariffa delle dogane approvata dal Parlamento svizzero il 1° ottobre 2021. I prezzi di beni e servizi in vigore all’interno del territorio svizzero sono mediamente superiori rispetto a quelli dei Paesi limitrofi. Ciò è dovuto alla concomitanza di diversi fattori: da un lato i livelli elevati di salari e costi fanno aumentare i prezzi, dall’altro diverse barriere commerciali (tariffarie e non tariffarie) hanno contribuito storicamente ad isolare il mercato svizzero, consentendo alle imprese locali di applicare prezzi mediamente superiori rispetto a quelli vigenti all’estero. Il Consiglio federale ha pertanto approvato diverse misure di politica economica finalizzate ad agevolare le importazioni. L’abolizione dei dazi industriali rientra tra queste misure.
Un passo indietro per la sicurezza
Allo stato attuale non possono neanche essere escluse potenziali contestazioni a livello internazionale sui valori e le origini delle merci esportate, con inevitabili ripercussioni non soltanto per il settore logistico e degli spedizionieri, ma per l’intera economia nazionale che fa affidamento sugli introiti derivanti dalle esportazioni. C’è chi ha suggerito soluzioni intermedie e parziali: SSC Swiss Shippers Council ha suggerito di adottare una dichiarazione cumulativa, tralasciando quindi l’accurata tracciabilità di ogni bene movimentato con prevedibili problemi legati alla sicurezza dei prodotti. Il tutto tra l’altro in un momento storico che vede drammaticamente la presenza di due conflitti dalla portata ancora indecifrabile, accompagnata dalla sempre presente minaccia del terrorismo islamico. Il passaggio da un sistema informatico incentrato sull’analisi preventiva dei rischi, supportato da tecnologie digitali e banche dati aggiornate in tempo reale, a un approccio che sembra solo più retrogrado e fondamentalmente casuale, può rappresentare un passo indietro rispetto agli standard consolidati di efficienza e sicurezza.
I rischi possibili
Senza la dichiarazione doganale obbligatoria, le autorità non possono più valutare anticipatamente i rischi associati a specifici carichi, lasciando spazio a controlli casuali dei mezzi di trasporto. Il passaggio da un modello analitico a uno del tutto casuale non solo potrà portare ad un rallentamento del flusso delle merci, ma compromette anche la capacità di individuare tempestivamente merci illegali o pericolose, mettendo a rischio la sicurezza e la qualità dei prodotti sul mercato. Queste modifiche, pur essendo specifiche al contesto svizzero, rischiano di creare un vuoto normativo transfrontaliero, favorendo le frodi, il contrabbando, le false fatturazioni e pratiche illegali che possono destabilizzare l’economia e la sicurezza al di là dei confini elvetici. Impossibile escludere la possibile proliferazione di imprese fantasma che si dedicheranno alle frodi in stile “carosello”: merci vendute più volte all’interno della Svizzera prima di ritornare in Italia con valori fatturati alterati. Tale pratica, oltre a essere evasiva dal punto di vista fiscale, minaccia di contaminare il mercato legale con prodotti e capitali di dubbia provenienza e qualità. Inoltre la nuova norma concede inevitabilmente la possibilità di fare circolare merci contraffatte o pericolose, con ripercussioni dirette sull’Italia, che si troverà ad affrontare le conseguenze di una vigilanza confinante meno stringente da parte die colleghi svizzeri posti sul confine.
Andrea Clerici e Simone Del Nevo
Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Maggio 2024 de Il Giornale della Logistica
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