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Quattro chiacchiere con Marco Spinedi, Interporto di Bologna: vicini alla gente che lavora

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Per capire che cos’è la logistica una visita all’Interporto di Bologna è obbligatoria. E ancora più decisivo è incontrare il suo presidente, Marco Spinedi, che coniuga competenza e passione, strategie e quotidianità. La nuova frontiera? Porre al centro le persone

Una volta gli uffici dell’Interporto erano in pieno centro, a Bologna. Oggi sono nel cuore della struttura, a Bentivoglio. Un caso, una scelta o una necessità?

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Una scelta per essere vicini alle imprese, alla gente che lavora. Per respirare la loro stessa aria.

Lei ha detto: l’Interporto bolognese rappresenta la storia della logistica.
Lo confermo e lo rivendico: in Interporto vedi fisicamente tre ere della logistica dagli anni ’80 al secondo decennio del nuovo secolo. I primi capannoni da anni Ottanta e Novanta, di dimensioni simili, dei parallelepipedi in cemento armato, con uffici molto spartani al piano superiore.

Un’era geologica fa…
Figli di un’idea, lungimirante ed intelligente allora, di razionalizzazione del territorio, di minimizzazione dell’impatto ambientale, decentrando le attività logistiche fuori dal perimetro cittadino. Per quell’epoca, quando i magazzini nascevano qua e là disordinatamente, una rivoluzione urbanistica e architettonica.

La prima svolta avvenne agli inizi degli anni Novanta.
Quando si pongono al centro il cliente e le sue esigenze. Si transita da una logistica basica e indifferenziata a strutture su misura. Cambiano le forme e le dimensioni dei depositi. La logistica si fa industria e l’industria scopre l’importanza della logistica. I capannoni si riempiono di muletti, scaffalature….

Oggi invece?
Oggi abbiamo magazzini sofisticatissimi con livelli di automazione e robotizzazione molto spinti, dove i confini tra manifattura e logistica sono sempre più labili.

È cambiato anche il ruolo delle persone.
Sino agli anni Novanta il magazzino era frequentato da uomini di fatica, magazzinieri, autisti di camion. La componente impiegatizia era minoritaria, in media non più del trenta percento del totale.

Quando visito oggi le imprese insediate nell’Interporto mi pare che abbondino invece tecnici e ingegneri.
Infatti ospitiamo personale sempre più qualificato, ingegneri e quadri che gestiscono flussi fisici e informatici con le tecnologie più avanzate. Per questo, negli ultimi anni, ci siamo concentrati nei servizi non solo alle imprese ma anche alle persone: vogliamo che possano operare in un ambiente accogliente ed ospitale. Per invogliare le menti migliori a venire a lavorare in questo luogo.

Meno facchini, più PC e camici bianchi.
Ma anche il magazziniere gestisce carrelli elevatori sempre più tecnologici, sistemi di smistamento evoluti, impianti robotizzati. Gli autisti si presentano a bordo di camion smart, interconnessi, ultra-moderni, già da oggi in qualche caso con guida assistita, a garanzia della massima sicurezza. Il salto di qualità di cui si è resa protagonista la logistica negli ultimi anni ha profondamente modificato le caratteristiche dell’Interporto.

Lei ne parla spesso come di “un piccolo villaggio” …
È la realtà: in Interporto lavorano cinquemila persone. Per trent’anni abbiamo ragionato quasi esclusivamente come centro di trasporto e servizi alle merci. Oggi ragioniamo in termini di centro di servizi a merci e persone. Vivere bene nel luogo di lavoro, curare la qualità della vita, dell’aria e dei servizi sono tutti elementi di competitività.

Lei parla di qualità dell’aria: la logistica non è un’attività a impatto zero.
Qualunque attività ha un impatto ambientale: il dovere del decisore e dei responsabili è analizzarlo, consapevoli che esistono scelte utili a ridurne le esternalità negative. Lo dico da economista: occorre evitare che le scelte economiche generino diseconomie. Per questo serve pianificare con lungimiranza, partendo dalle infrastrutture di accesso stradali e ferroviarie.

Non crede che una struttura come l’Interporto debba porsi alla guida dei processi di cambiamento e non solo accompagnarli?
È esattamente per questo motivo che, nel 2012, abbiamo creato, tramite spin-off, il Consorzio IB Innovation che ha fatto tesoro di anni di esperienza nell’elaborazione di progetti di ricerca e innovazione nei comparti del trasporto e della logistica. Un Interporto ha il dovere di partecipare alla creazione della cultura logistica, stimolando ed incentivando i processi innovativi.

E a che punto siamo?
I progetti che abbiamo sviluppato hanno consentito di accumulare un significativo know-how su settori di punta come l’ICT applicato al trasporto intermodale o la semplificazione e sburocratizzazione dei processi logistici. Per il futuro, stiamo ridisegnando l’assetto del Consorzio, per rilanciarne le attività, stringendo nuove alleanze con altri soggetti che operano nel settore in modo complementare con noi.

  • Nome e cognome: Marco Spinedi
    Luogo e data di nascita: Roma, 21 settembre 1954
    Dati anagrafici e personali: Marco Spinedi risiede a Bologna, è sposato ed ha due figli
    Curriculum studiorum: Diplomato al Liceo Classico, Marco Spinedi consegue la Laurea presso l’Università di Bologna con una Tesi in Economia Industriale. Frequenta quindi l’ISTAO (Istituto Adriano Olivetti per lo Studio dell’Economia e dell’Azienda) di Ancona e consegue il Master in Economics presso l’University of San Francisco, a San Francisco, USA.
    Esperienze professionali: Marco Spinedi inizia la sua attività professionale presso Nomisma dove conclude la sua esperienza come responsabile dell’area Trasporti ed Infrastrutture. Svolge attività di consulenza per 13 anni con la FAO (Food & Agriculture Organization of the UN) nel quartier generale di Roma ed in Africa. Collabora con enti pubblici ed imprese quali il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, gli assessorati ai trasporti di diverse regioni italiane, diversi aeroporti, interporti ed autorità portuali italiane. Dal gennaio 2015 è membro del CdA di Interporto Bologna SPA di cui, nel 2016, è nominato presidente.
    Hobbies e passioni: Marco Spinedi vanta una significativa collezione di teatrini e marionette con cui saltuariamente organizza spettacoli scritti e diretti da lui. Le sue passioni restano infatti il teatro e la regia teatrale.
  • L’Interporto di Bologna è una delle principali strutture interportuali nazionali ed europee. Forte di una storia di oltre 45 anni, si sviluppa attualmente su una superficie totale di 4.100.000 metri quadri di superficie che ospitano tre terminal ferroviari, 650mila metri quadri di magazzini coperti, 665mila metri quadri di impianti ferroviari, servizi alle persone ed alle imprese. Un’autentica capitale della logistica con un ruolo fondamentale nella gestione dei traffici e nel favorire l’insediamento e lo sviluppo delle imprese. Oggi sono 120 le aziende presenti nel perimetro e circa 5mila i dipendenti che ogni giorno varcano il gate di ingresso della struttura. Il sito di riferimento è

Maurizio Peruzzi

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero di aprile 2019 e Il Giornale della Logistica


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