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Quattro chiacchiere con Gianni Togni – Automha: il giardino da esplorare

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Una ventiquattrore scura, un cartello di benvenuto a Dalian (Cina profonda), sei mesi negli Stati Uniti a costituire una filiale estera, la gavetta come montatore e manutentore: Gianni Togni, oggi vice presidente di Automha, è uomo e imprenditore pieno di sorprese. A partire da un piatto di cavallette fritte…

A pranzo lombrichi in salsa e cavallette fritte. Chi gliel’ha fatto fare?

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Non ci trovo niente di strano: mi trovavo in Cina. Quando lavori all’estero conoscere la cultura locale è fondamentale e il cibo è una delle chiavi.

Solo questo?

Tutt’altro: mostrando di apprezzare il cibo offerto dal cliente dimostri di apprezzare la sua cultura. A me poi viene naturale: sono cittadino del mondo.

Chissà come le è mancato viaggiare in questi mesi di lockdown…

Mi è mancato tantissimo. Io sono felice quando salgo su un aereo e non per andare a Dubai, Parigi o New York, dove le differenze con la tua realtà di partenza sono spesso minime, ma per frequentare luoghi e ambienti totalmente differenti. L’unica cosa che mi manca è la famiglia. Per il resto è una continua scoperta, non puoi non tornare arricchito professionalmente e personalmente.

Non è un caso quindi che l’80% del fatturato di Automha derivi da attività estere.

La quota del mercato Italia è in crescita costante (dal 5 al 20% negli ultimi tre anni – NdR) ma i dati e la realtà confermano che il nostro mercato è il mondo.

Cittadini del mondo si nasce o si diventa?

Entrambe le cose: devi possedere una propensione naturale alla scoperta di nuovi mondi, culture e orizzonti. Ma poi tale propensione va coltivata e consolidata.

Qual è la differenza maggiore tra Italia ed estero?

All’estero nessuno ti giudica per l’età (il nostro interlocutore ha 33 anni e ha iniziato a lavorare all’estero poco più che ventenne – NdA): quello che conta è la competenza, la capacità di immergerti nei problemi del cliente e risolverli.

È più facile fare impresa oggi o trent’anni fa?

Forse trent’anni fa era più semplice: non c’era la globalizzazione, il mercato casalingo era preminente, solo pensare di andare in Cina era un’avventura. Oggi il mondo è un grande giardino da esplorare, qualunque località è raggiungibile senza particolari problemi, la tecnologia è diventata pervasiva e dominante.

Conseguenze?

Questa mattina, prima del suo arrivo, ho parlato in video conferenza prima con un vietnamita, poi con un saudita, infine con un cliente francese. Trent’anni fa sarebbe stato impossibile.

Lei è figlio d’arte, suo papà da sempre si muove nei territori della logistica, di Automha è stato il fondatore. Ma lei cosa voleva fare da piccolo?

Il commerciale. Ho un ricordo indelebile della prima infanzia: la mattina mio papà Franco, vestito di tutto punto, prendeva una ventiquattrore scura e usciva di casa “per andare da un cliente”. Io sognavo un giorno di imitarlo.

Anche il modello famigliare è profondamente cambiato, da allora.

Un tempo i ruoli erano definiti: papà al lavoro, mamma casalinga a supportarlo e ad occuparsi dei figli. Oggi spesso entrambi i genitori lavorano, i ruoli sono intercambiabili.

E abbiamo imparato a lavorare per obiettivi, negli ultimi mesi anche da remoto.

È definitivamente tramontata l’era delle otto ore in ufficio, quando si giudicava una persona dal fatto di essere il primo ad arrivare in azienda, l’ultimo a uscire. Adesso quello che conta non è dove e quanto lavori ma se raggiungi o meno i risultati attesi.

Parla per esperienza, mi pare…

Il mio ufficio preferito è l’automobile: una telefonata alla volta, nessuno che disturba, possibilità di concentrazione totale pur nel rispetto del Codice della Strada.

Ma come è iniziata la sua vita professionale in Automha?

Ricordo come fosse ieri il mio primo giorno di lavoro, fine agosto 2007: montatore in officina. Poi manutentore di impianti. Quindi, nel 2008, product manager sul progetto Autosat con batterie al litio.

E le prime esperienze all’estero?

Subito: nel 2008 il primo viaggio in Cina, a Dalian, accolto da un gigantesco cartello in cinese: “Benvenuto all’ingegnere italiano”, o così mi hanno riferito allora. Poi sempre nel 2008 sei mesi in Gran Bretagna. Nel 2009 un semestre negli Stati Uniti per l’apertura di Automha USA.

Perché in Automha siete così determinati nell’associare bellezza e tecnologia?

La bellezza è una caratteristica del made in Italy che si parli di moda, cibo, design o tecnologia. La ricerca del bello è quello che ci distingue dagli altri.

Ma perché un magazzino automatico deve essere bello? Non deve semplicemente “funzionare”?

Il cliente, tramite la bellezza, percepisce la cura posta in ogni dettaglio. Noi stessi, come privati cittadini, inseguiamo il bello associato all’utile quando compriamo un’auto, un elettrodomestico, un mobile o un complemento d’arredo.

  • Nome e cognome: Gianni Togni
    Dati anagrafici e personali: Gianni Togni è nato a Bergamo, il 7 aprile 1987, dove tuttora vive con la moglie Marzia (a sua volta imprenditrice) e il figlio di otto anni.
    Attività professionale: dopo il Liceo Scientifico, frequenta l’Università e diversi corsi e master. In Automha entra giovanissimo e vi percorre l’intero cursus honorum. Inizia come tecnico montatore, quindi manutentore degli impianti per poi occuparsi del lancio della versione con batterie al litio dell’Autosat, uno dei prodotti di punta dell’impresa. Già trascorre molti mesi all’estero (in particolare Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti) con crescenti livelli di responsabilità. Oggi è vice presidente di Automha e, con la sorella Roberta e l’amministratore delegato Giuseppe Stefanelli, rappresenta, accanto a papà Franco – tuttora attivo in azienda, un modello di passaggio generazionale di successo e di managerializzazione dell’impresa.
    Hobbies e passioni: lo sci, esercitato anche a livello agonistico. Oggi Gianni Togni scia nelle vallate bergamasche, in particolare Val Brembana e Alta Val Seriana, dove ha trasmesso la passione al figlio.
  • Automha è tra i leader mondiali nella progettazione e realizzazione di magazzini automatici e soluzioni per l’Intralogistica. L’impresa progetta ogni intervento in base alle specifiche esigenze del committente per ogni settore di stoccaggio e preparazione ordini in logica merce all’uomo. I settori presidiati in particolare sono: Food & Beverage, elettromeccanico, distribution center e pharma con leadership internazionale nei comparti Tessile e Frozen e sviluppi in corso in area Cosmetica e Retail. L’azienda conta sul lavoro di 185 collaboratori nel mondo, vanta due siti produttivi (Italia e Cina), sei sedi commerciali (Italia, India, Spagna, Canada, USA e Messico). L’80% della produzione è destinata all’estero.

Maurizio Peruzzi

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero di Novembre 2020 de Il Giornale della Logistica


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Il Giornale della Logistica

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