Luca Esposto mastica carrelli e logistica dall’età di 19 anni (oggi ne ha 48).
E’ stato “garzone di bottega”, poi commerciale, quindi direttore di filiale (Roma, Bologna, Firenze…).
Trent’anni di carriera, gli ultimi dodici in Jungheinrich Italiana di cui oggi è direttore Sales & Marketing. A modo suo.
Perché Esposto appartiene alla categoria dei visionari, di quei visionari, però, capaci di scaricare sul terreno tutta l’energia di un sogno: “solo le idee possono cambiare il mondo – dice -. Ma i sogni devono tradursi in comportamenti e fatti concreti.
Non solo le persone, ma anche le aziende possono sognare. Un’azienda che si pone traguardi oltre il quotidiano può trasformare un mercato ed essere percepita come qualcosa di più e di diverso”. Més que un’empresa, parafrasando il celebre claim del Barcellona Calcio (“Més que un Club”).
“Jungheinrich è come una bella macchina”
Esposto coltiva il sentimento dell’appartenenza, lo ha fatto suo, lo promuove presso i colleghi e i collaboratori: “in Jungheinrich il turn over è al di sotto della media.
Questo è il risultato di una cultura aziendale che ti si attacca addosso: il calore di un’azienda famigliare nelle dimensioni di una multi nazionale”.
Il metodo è quello della semplicità, del fare gruppo, di creare opportunità di miglioramento rivolte ai singoli e ai team di lavoro.
Il mercato è giudice, il mercato percepisce la differenza: “Jungheinrich è come una bella macchina.
Il motore è metafora dei prodotti, i pneumatici della capacità di garantire stabilità ai processi, ma è il conducente a trasformare una monoposto eccellente in una monoposto vincente”.
Un conducente che però, come un pilota di Formula 1, sa di essere solo il terminale di un lavoro di squadra: “nessuno è decisivo.
Quello che conta è la squadra. In Jungheinrich non ci sono uomini soli al comando: l’azienda prevale sul singolo e il cliente percepisce di essere seguito e accompagnato da un’impresa, non da un artista in nevrosi da performance”.
Il claim di Jungheinrich (Machines, Ideas, Solutions) assume quindi un significato particolare: “dietro lo slogan c’è una promessa, un metodo, un invito a pensare in modo visionario” – dice Esposto.
Entrate nelle imprese, la vostra o quelle degli altri, suggerisce il nostro interlocutore, cercate di vedere le cose con occhi nuovi, immaginate soluzioni diverse ai soliti problemi, allargate gli orizzonti: “il cliente non ha nulla da chiedere ad un venditore di cataloghi. Si aspetta invece molto da qualcuno capace di rivelare nuove frontiere, di fargli immaginare la sua azienda in modo diverso”.
Un altro modo di lavorare è sempre possibile, se realmente lo vogliamo.
L’intervista completa è pubblicata sul numero di giugno 2016 del Giornale
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