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Setlog con Kik per la CRS: responsabilità lungo la supply chain

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“Non possiamo costruire la nostra prosperità permanente sullo sfruttamento delle persone, quindi questa legge è un passo importante” sono le parole del ministro del Lavoro tedesco, Hubertus Heil. Il contesto è la Germania, il periodo è l’estate appena passata. Il Bundestag ha approvato e adottato una legge che ha battuto sul tempo il resto dell’Europa, la Supply Chain Due Diligence Act, ovverosia la legge che introduce nuovi obblighi in materia di diritti umani e sostenibilità per tutti gli attori della catena di approvvigionamento tedesca.

La legge entrerà in vigore dal primo gennaio 2023, ma ci sono aziende in Germania che si sono portate avanti molto tempo prima della discussione in parlamento: sono aziende particolarmente attente alle politiche dei fornitori in materia ambientale e sociale fin dalla loro fondazione.

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Dalle norme all’esperienza concreta

Una di queste è KiK, il discount tessile nato nel 1994 per volontà di Stefan Heinig e già al lavoro sulla corretta e trasparente gestione della supply chain dal 2015. È dal 2015, infatti, che Kik ha intrapreso il proprio percorso di organizzazione con Setlog e, in particolare, con il software OSCA.

Il tessile, come è noto, è uno dei settori più controversi per quanto riguarda la catena di approvvigionamento. La fornitura di materie prime, semilavorati e prodotti finiti da zone critiche come quelle asiatiche (Cina e Bangladesh in primis) è più volte stata sotto i riflettori per i bassi o inesistenti standard ambientali e umani: per questo motivo KiK ha scelto – ben prima che lo imponesse la legge – di lavorare per garantire che gli standard (specialmente nei Paesi in via di sviluppo) siano rispettati e che milioni di famiglie abbiano un lavoro e una vita migliore.

Non subire il cambiamento, ma anticiparlo

“Pensiamo che dal momento in cui la legge sarà adottata, tra il 2023 e il 2024 in base alle dimensioni delle aziende, le imprese dovranno necessariamente essere già pronte al cambiamento – ha sottolineato il co-fondatore di Setlog, Ralf Duester – Ben presto tutte le aziende chiederanno che tutti i fornitori, non solo i maggiori, rispettino le normative legali in materia di CSR e che le loro catene di approvvigionamento siano trasparenti. Setlog ha numerosi clienti che sono preparati perché da anni gestiscono il tema della CSR con fornitori, agenzie di acquisto, istituti di revisione e altri partner della filiera tramite il software Setlog OSCA, portando così trasparenza alla filiera”.

Tra questi clienti previdenti c’è KiK Textilien und Non-Food GmbH a Boenen, il più grande discount tessile tedesco il cui nome è un acronimo: “Kunde ist König”, cioè il cliente è re. KiK ha articoli quasi tutti prodotti da fornitori in Asia, tra Cina, Bangladesh, Pakistan, India e Turchia.

Perché KiK ha scelto Setlog?

“Chiunque lavori con KiK non viene solo controllato all’inizio, ma deve essere sottoposto a regolari audit – sottolinea Ansgar Lohmann, a capo del dipartimento CSR di KiK -. Si tratta di un audit ampio, che comprende dieci sotto aree stabilite dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro. I revisori incaricati da KiK esaminano principalmente l’orario di lavoro, il salario minimo, i benefici sociali e i requisiti di protezione ambientale in loco. Vengono inoltre controllate le condizioni di sicurezza degli edifici in base alle norme antincendio e antisismiche, per un totale di circa 800 audit all’anno nel portafoglio fornitori.

E qui entra in gioco Setlog: KiK si è resa conto anni fa che una marea di e-mail e fogli di calcolo Excel non sono adatti a gestire il compito così enorme e fondamentale di portare trasparenza nella catena di approvvigionamento. Ecco perché nel 2014, l’azienda ha deciso di cercare un supporto software che fornisse i dati in tempo reale e che potesse tenere sotto controllo tutti gli audit in un sistema olistico e costantemente aggiornato. KiK ha scelto dunque OSCA, che oltre ad avere le caratteristiche richieste prevedeva lo strumento di gestione fornitori e conformità VCM (noto come CSR) che poteva essere utilizzato in modalità stand alone o in combinazione con il modulo SCM di OSCA. Grazie a questo software è possibile tenere sott’occhio tutta la catena con il fornitore e tutti gli audit con documenti, report e valutazioni. A convincere KiK è stato non solo il rapporto qualità prezzo ma anche la grande compatibilità di OSCA con la maggior parte dei sistemi sul mercato, caratteristica che lo rende facile all’uso anche per i fornitori meno digitalizzati e meno esperti in materia.

La soluzione step by step

Dalla decisione del 2014 all’adozione completa nel 2015 il passo è stato brevissimo. Il progetto IT è iniziato nel maggio 2015 e si è concretizzato tre mesi dopo, mentre tutto i fornitori sono stati formati sull’uso del software nel corso dei dodici mesi successivi.

È bastato un anno, insomma, perché tutti i player della supply chain iniziassero a comunicare tra loro in tempo reale tramite il software: niente più thread di e-mail, niente più liste Excel, niente più perdite di tempo per cercare documenti o per rimediare a sviste dovute allo smarrimento di dati importanti.

Da allora la routine quotidiana segue uno schema predefinito: se deve essere effettuato un audit, il team CSR incarica un istituto di audit tramite OSCA, che conferma la data concordata e l’ordine. Il rapporto di audit, comprensivo di documentazione fotografica, viene caricato su OSCA. I criteri di audit sono ponderati in modo diverso per produrre un punteggio complessivo.

Cosa succede quando l’audit rileva delle carenze a livello di sicurezza, sostenibilità e diritto dei lavoratori presso un fornitore? Poiché tutte le carenze devono essere corrette entro un termine specificato, un sistema di allerta precoce visualizza tutti gli audit su una dashboard del team CSR e informa automaticamente i dipendenti sullo stato di avanzamento delle rettifiche secondo un sistema a semaforo.

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di novembre 2021 de Il Giornale della Logistica


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