Mettete nella stessa stanza, in parti uguali, manager e responsabili acquisti di aziende del mondo della logistica, referenti di società del real estate, progettisti specializzati nella consulenza e nel risparmio energetico, manager di aziende produttrici di tecnologie. Aprite un dibattito sull’efficienza energetica al’interno degli immobili logistici e sull’impiego di nuove tecnologie in ambito di illuminazione – una su tutte: i led a cui si riconoscono universalmente riduzione dei consumi, lungo ciclo di vita, ridotti costi di manutenzione, sostenibilità ambientale, payback competitivi – e rimanete ad ascoltare. Noi l’abbiamo fatto. E questo è il risultato.
Del risparmio energetico e non solo
Secondo Aldo Bigatti, di Gewiss “stiamo vivendo una fase straordinaria per il comparto dell’illuminazione. Un fase caratterizzata dalla nascita e dal progressivo sviluppo di nuove tecnologie in grado di dare un contributo effettivo all’efficienza energetica. Oggi le aziende (manufatturiere, logistiche etc.) hanno la possibilità, rinnovando interamente gli impianti di illuminazione, di fare un vero e proprio salto tecnologico. L’importante è farlo bene, adottando un approccio corretto alla questione. Come? Prima di tutto l’illuminazione “ottimale” non esiste in assoluto ma quella eccellente parte dal presupposto di aver individuato le varie esigenze dei diversi settori applicativi (uffici/negozi/fabbriche/magazzini etc) e soprattutto dalle esigenze dei lavoratori a seconda dei compiti visivi che devono svolgere e del loro benessere. Per sviluppare un progetto illuminotecnico corretto è indispensabile allora partire dal segmento applicativo e dai criteri da soddisfare e soprattutto dalle necessità di illuminazione delle persone che operano in tali ambienti. La corsa all’efficienza energetica è infatti una grande opportunità ma nasconde un pericolo: quello di appiattire la questione dell’illuminazione sulle caratteristiche e sulle performance del mero impianto elettrico, dimenticando l’impatto che essa ha sulla attività delle persone. Un impatto tanto rilevante che non è pensabile di ridurlo a semplici obiettivi di efficienza energetica. Bisogna rimettere l’uomo al centro e partire, prima di tutto, dalla ricerca delle migliori condizioni operative, che magari non sfrutteranno al massimo la possibile riduzione del consumo energetico, comunque sempre importante, ma otterranno contemporaneamente un ambiente di lavoro migliore e maggiore produttività.
L’articolo completo è stato pubblicato sul numero di gennaio / febbraio 2016 del Giornale
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