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Fruit Logistica 2024: la supply chain dietro una mela al giorno

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La crisi del Mar Rosso sta mettendo a dura prova il settore ortofrutticolo. “Purtroppo il blocco del Canale di Suez rappresenta, dopo il Covid e la guerra in Ucraina, il nuovo ostacolo alle nostre esportazioni e di conseguenza alla nostra competitività – riassume Paolo Bruni, Presidente di Cso Italy, realtà che associa diverse aziende italiane che operano lunga tutta la filiera -. L’intero settore deve premere affinché le autorità competenti facciano in modo di porre fine a questo grave problema”.

Tra i principali prodotti esportati dall’Italia verso l’Asia ci sono referenze ortofrutticole trasformate e fresche. Si tratta di un problema serio e a dirlo sono i numeri rilevati da Ismea: l’export di pomodoro trasformato vale 230 milioni di euro, con il 9,4% di quota, quello delle mele 181 milioni, il che significa il 21% dell’export complessivo. Infine i kiwi, con un export dal valore di 60 milioni, pari a 12% del totale. Per questi prodotti l’Italia si colloca al primo posto in ambito Ue come fornitore dei paesi asiatici.

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“Per cogliere l’entità del danno è sufficiente considerare che per circumnavigare l’Africa la tratta subisce un allungamento di circa 20 giorni, mettendo a dura prova la shelf-life dei prodotti – prosegue Bruni -. Il che concorre a un aumento dei costi stimabile fino a 1.500 dollari a container, ossia un incremento di oltre 10 centesimi su ogni chilo di frutta e verdura. E’ chiaro che siamo davanti a uno scenario che lede la competitività dell’ortofrutta italiana su quei mercati”.

“Il nostro Paese lo scorso anno ha esportato oltre 217 milioni di chili di frutta, di cui oltre 182 milioni di mele, con principali destinazioni l’Arabia Saudita (oltre 66 milioni), l’India (oltre 51 milioni) e gli Emirati Arabi (oltre 15 milioni) – argomenta Coldiretti -. Oggi gli operatori ortofrutticoli che esportano in Estremo e Medio Oriente riscontrano un maggior tempo di percorrenza che varia da 15 a 20 giorni e un rincaro dei costi pari a 1500-2mila euro a container”.

La logistica internazionale a singhiozzo ha ricadute anche sui mercati interni: “L’impossibilità o la difficoltà a spedire la merce verso alcuni paesi rischia di creare un surplus di offerta nel mercato interno europeo – conclude Bruni -. I Paesi dell’Unione europea inviano infatti verso il Medio e l’Estremo Oriente circa 1,4 milioni di tonnellate di ortofrutta all’anno. Oggi il problema interessa mele, kiwi e agrumi, ma se dovesse permanere, nei prossimi mesi saranno coinvolti anche altri prodotti, in primis l’uva da tavola”.

Mele sorvegliate speciali

Come osserva Ismea, la crisi geopolitica attuale si innesta in scenari già problematici per le mele, per le quali da alcuni mesi si assiste a una riduzione consistente delle importazioni dell’Egitto (terzo importatore mondiale con una quota del 5%) a causa della svalutazione della moneta locale. Per l’Italia la riduzione dei volumi verso questo Paese è importante: -70% nei primi dieci mesi del 2023. Inoltre, è da considerare che la Polonia, primo fornitore di mele dell’Egitto, dovendo rinunciare a questo importante mercato di sbocco, tenderà a indirizzare gran parte del prodotto che non riesce a spedire in Egitto e nei paesi asiatici in altri mercati, soprattutto in Germania, principale acquirente del prodotto italiano.

“Auspichiamo una rapida risoluzione della situazione, la quale sta gravemente impattando l’export di mele, sia in maniera diretta, sia indiretta”, commenta Giovanni Missanelli, direttore di Assomela.

I kiwi non si fermano

Al termine di una stagione positiva nell’emisfero sud e all’avvio della stagione nell’emisfero nord, Federico Milanese, Marketing Manager di Jingold, azienda italiana specializzata nella coltivazione e vendita dei kiwi, riferisce: “I nostri canali di vendita sono principalmente la grande distribuzione organizzata e i mercati all’ingrosso, ma negli ultimi anni abbiamo sviluppato anche l’online, che sta dando ottimi risultati, quest’anno abbiamo aumentato le vendite del 110% rispetto all’anno precedente”. E’ chiaro, dunque, che una logistica efficiente sia alla base di tutto: “Con lo scenario geopolitico attuale qualche sacrificio abbiamo dovuto farlo – precisa -. La situazione è complicata per l’aumento dei costi, ma soprattutto perché può penalizzare la shelf-life dei prodotti. In ogni caso i nostri kiwi non si fermano, grazie ad accordi consolidati con gli spedizionieri stiamo riuscendo a far fronte ai disservizi”.

Emanuela Stifano

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Marzo 2024 de Il Giornale della Logistica


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