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Rischio sismico e continuità aziendale: come mettere in sicurezza fabbriche e magazzini

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Un terremoto, come purtroppo ben sanno gli abitanti dell’Italia Centrale, dell’Emilia Romagna, del Friuli, della Campania eccetera, può provocare danni anche catastrofici mettendo in pericolo non solo il bene più prezioso, la vita delle persone, ma anche la stessa business continuity.

Eppure è possibile concretizzare una serie di interventi tesi a contenere i danni: “per l’analisi del rischio occorre prendere in considerazione tre fattori – dice Carlo Pellegrino, professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni nonché Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (ICEA) dell’Università di Padova –: pericolosità sismica, vulnerabilità dell’edificio e infine valore dell’immobile e dei beni in esso contenuti, quello che in gergo tecnico si definisce “esposizione”.

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Rischio sismico

La pericolosità sismica è strettamente correlata all’ubicazione dell’edificio: grazie ad uno studio dei dati storici e delle caratteristiche del suolo cui si aggiungono criteri ulteriori (sino a 200 – NdR), è possibile calcolare con buona approssimazione gli effetti di un terremoto e, su questa base, è stata creata una precisa mappa del territorio.

Una mappa che viene costantemente aggiornata in funzione dell’insorgenza di nuovi fenomeni.
La vulnerabilità dipende invece dalle caratteristiche strutturali dell’edificio: “è possibile analizzare con quali materiali è stato realizzato e con quali tecniche – dice Pellegrino -.

È importante risalire anche al periodo storico di edificazione: così possiamo verificare quali norme fossero in vigore e se sono state rispettate”.

Il terremoto dell’Emilia

Anche in questo caso le norme sono in continua evoluzione: per esempio, dopo il terremoto dell’Emilia Romagna, gli esperti hanno dovuto prendere atto dell’esistenza di edifici con travi semplicemente appoggiate alle colonne senza alcun ulteriore elemento di sostegno, collegamento o supporto.

“È ovvio che, oggi, è uno degli elementi da controllare e, per quanto concerne le nuove costruzioni, sono cambiati i criteri di progettazione.”

Le norme che sovrintendono alla realizzazione di nuove costruzioni non hanno valore retroattivo anche se, in fase di analisi, è naturale considerare le buone pratiche successivamente identificate. L’ultimo elemento da prendere in considerazione è il valore dei beni contenuti nell’immobile, tra merci e infrastrutture: “in taluni casi – spiega Pellegrino – il valore dell’immobile può essere residuale rispetto al contenuto”.

Agire sulla vulnerabilità

È evidente che su due dei tre fattori (ubicazione geografica e valore dei beni) non è possibile intervenire: “possiamo però agire sulla vulnerabilità.

Possiamo analizzare il comportamento sismico dell’immobile e suggerire una serie di interventi utili a mitigare il rischio”.

Per esempio creando collegamenti meccanici tra travi e colonne, intervenendo sulle colonne tramite fasciature o incamiciature, agendo sulle fondazioni, ecc.. In taluni casi è possibile agire dall’esterno per non intralciare l’operatività interna, in altri casi si interviene per sezioni di edificio”.

Studiare un piano di interventi mirato è quindi possibile: “su un edificio con qualche anno sulle spalle è difficile raggiungere l’adeguamento al 100% – spiega il docente – ma possiamo renderlo più sicuro, in grado di resistere a scosse di maggiore intensità, tramite interventi di miglioramento sismico. In caso di evento catastrofico daremo alle persone il tempo per mettersi in salvo”.

Un’ulteriore accelerazione

Sul tema l’attenzione dei manager e degli imprenditori ha subito un’ulteriore accelerazione quando, in occasione del sisma dell’Emilia, ad un titolare è stato contestato, in forza del Decreto 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza – NdR) di non aver adottato misure tali da mitigare gli effetti di un evento sismico (nel caso specifico, all’interno dell’azienda, si erano contate delle vittime): “la legge è chiara: spetta al datore di lavoro tutelare la salute dei lavoratori anche in occasione di eventi estremi”.

Ma, ragionevolmente, che cosa può fare un imprenditore ovvero un manager che, armati delle migliori buone intenzioni, intendano incrementare i livelli di sicurezza?

La risposta è attivare un gioco di squadra che veda in campo il proprietario dell’immobile, un esperto che si occupa di analisi del rischio, un professionista che rediga il progetto di intervento ed infine un’impresa di costruzioni che traduca in pratica quel progetto: “I costi relativi all’analisi del rischio – spiega Pellegrino – sono contenuti, ma uno studio specifico è essenziale per rendere consapevole il datore di lavoro dell’entità del rischio e indirizzare le scelte di intervento”.

Inoltre, grazie alla Legge Gelmini, è stato possibile trasferire sul mercato competenze sviluppate in ambito accademico realizzando degli spin-off specialistici a livello universitario. È quello che è stato fatto a Padova con la creazione di UniSAFE , “una realtà che è in grado di valutare il rischio sismico sia in forma sintetica (tramite modellazione) sia a livello analitico con ispezioni in situ” – dice Pellegrino.

Il ruolo di UniSAFE

Tra i soci fondatori di UniSAFE troviamo anche la Rebuffi Srl di Venezia, società di perizie per il mondo assicurativo: “siamo consapevoli – dice Guido Rebuffi, al vertice della società nonché vice presidente di UniSAFE – che occorre trovare un equilibrio tra più variabili: analisi del rischio, costo dell’intervento, auto tutela a fronte delle responsabilità penali, attivazione di polizze assicurative.”

L’unica cosa da non fare è mettere la testa sotto la sabbia contando sulla buona sorte. “La presenza di competenze accademiche all’interno di UniSAFE – dice Rebuffi – ci offre le migliori garanzie di analisi condotte con rigore e il massimo della competenza”.

Il varo del Sismabonus

Non a caso il Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale – ICEA dell’Università di Padova collabora da un lato con La Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS) e dall’altro con il consorzio universitario Cineas per la diffusione della cultura e della formazione nella gestione del rischio: “i dati UniSAFE – dice Rebuffi – possono oggettivare il livello di rischio di ogni edificio e quindi ci permettono di ottenere informazioni utili al momento di definire eventuali premi assicurativi”.

Anche i costi possono essere contenuti, soprattutto considerando che, con il varo del Sismabonus inserito nell’ultima Legge Finanziaria, è possibile ottenere un bonus fiscale che arriva fino all’80% dell’investimento sugli immobili: “la scelta dello Stato è logica e coerente – spiega Rebuffi -: meglio investire prima che agire post evento in situazione di emergenza con stanziamenti ancora maggiori, nell’ordine dei miliardi di Euro.”

Costi contenuti per grandi vantaggi

“Grazie all’analisi di UniSAFE (o altre società) e al conseguente progetto degli interventi di miglioramento e adeguamento sismico elaborati da una società specializzata – spiega a sua volta Alessandro Badesso, manager di punta del Gruppo Basso nel cui perimetro opera la Basso Cav. Angelo, società di costruzioni generali – a nostra volta siamo in grado di attuare i necessari interventi di messa in sicurezza degli immobili.

Il costo? Dipende dalle situazioni, ma nella maggior parte dei casi, complice anche il Sismabonus, i costi sono molto inferiori a quanto si potrebbe pensare”.

Certo, se in fase di analisi viene individuata la presenza di amianto o situazioni davvero estreme, peraltro solitamente a carico di immobili datati, c’è da chiedersi se il gioco valga la candela: “solo i numeri possono dare una risposta esatta – taglia corto Badesso – e comunque la fase di analisi richiede un investimento decisamente contenuto”.

 

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre 2017 del Giornale. Richiedi la copia in pdf


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