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Logistica italiana: c’è ancora strada da fare

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L’aggettivo “stazionaria” abbinato alla logistica italiana non fa paura ma nemmeno incoraggia: come mai in cinque anni il Paese è rimasto al 19° posto del Logistic Performance Index 2023? Abbiamo ragionato sui dati emersi dallo studio della Banca Mondiale, anche interpellando alcuni importanti player del settore, per capire in cosa il nostro comparto è stato frenato, o non ha investito. Lo strumento di benchmarking fornisce una misura della capacità di 139 Paesi nel mondo di movimentare merci con velocità e affidabilità e di quantificare la competitività della logistica a livello internazionale. La misurazione, effettuata su sei punti, aiuta a identificare le aree in cui i Paesi possono migliorare le loro prestazioni logistiche e aumentare così il loro grado di competitività sullo scenario globale.

Gli aspetti considerati dall’Index

I risultati ottenuti dall’Italia posizionano il nostro Paese più o meno sui livelli della precedente ricerca: qui i dati principali:
1. Customs: efficienza delle dogane e delle operazioni di sdoganamento delle merci: qui in cima risulta Singapore, mentre l’Italia figura nel gruppo in nona posizione (ma dietro a 23 Paesi).
2. Infrastructure: qualità delle infrastrutture usate per i trasporti e il commercio (strade e autostrade, porti, ferrovie, aeroporti e tecnologia dell’informazione): troviamo sempre Singapore al primo posto, mentre l’Italia figura in ottava posizione (dietro a 18 Paesi).
3. Ease of arranging shipments: facilità nel pattuire prezzi di spedizione competitivi; qui l’Italia è nel gruppo di dodici Paesi in settima posizione (dietro a 25 Paesi).
4. Quality of logistics services: competenza e qualità dei servizi logistici di spedizione e intermediazione doganale (trucking, forwarding, customs brokerage) offerti/venduti dagli operatori: sempre in cima alla classifica Singapore, mentre l’Italia si posiziona nel gruppo in sesta posizione.
5. Tracking and tracing: abilità di tracciare e rintracciare (tracking and tracing) le consegne: Singapore in testa, Italia nel gruppo in settima posizione.
6. Timeliness: puntualità dell’arrivo della merce spedita nella/entro arco temporale preventivato: Singapore, Finlandia e Austria al primo posto, Italia nel gruppo in quinta posizione.

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Senza infamia e senza lode

Al di là del posizionamento “stazionario” al 19° posto, gli ambiti nei quali l’Italia ottiene i voti migliori sono quelli relativi al tracking & tracing delle consegne e alla puntualità, misurata come frequenza con cui le spedizioni raggiungono i destinatari nei tempi previsti. Buoni i risultati anche nelle aree relative alla competenza e qualità logistica e infrastrutturale. Sono invece più basse rispetto alla scorsa edizione le valutazioni relative alle pratiche doganali e ai controlli transfrontalieri e alla competitività delle spedizioni internazionali, aree che non avevano brillato neanche nell’edizione 2018. La digitalizzazione e la sostenibilità ambientale non sono qualificati nell’Index ma rivestono grande importanza: per il primo concetto, la ricerca rileva che la sua applicazione della filiera porta-porta ha ridotto i ritardi nei porti del 70% rispetto ai Paesi che non la hanno applicata. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, World Bank rileva che la domanda sta crescendo, con il 75% degli spedizionieri che cercano soluzioni sostenibili nelle esportazioni verso i Paesi per loro più importanti. Ciò comprende la semplificazione nello sdoganamento, investimenti in infrastrutture, adozione di tecnologie digitali, trasporto a bassa emissione di CO2 e magazzini più efficienti dal punto di vista energetico.


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