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L’impatto dell’e-commerce su città e centri urbani: come la pandemia ha influenzato i trend in atto

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“Convivere con la Pandemia: il ruolo dell’e-commerce” è il titolo di uno dei quattro webinar organizzati da UPS in partnership con Istituto Bruno Leoni per approfondire come l’e-commerce stia cambiando le nostre abitudini di acquisto e l’impatto sulle nostre città.

Vediamo solo la punta dell’iceberg della trasformazione e-commerce

Ad aprire il dibattito Roberto Ravazzoni, dell’Università di Modena e Reggio Emilia che ha sottolineato come in momenti come questo di grande discontinuità si tende a sopravvalutare certi fenomeni evolutivi e sottovalutarne altri. L’e-commerce è effettivamente uno dei fenomeni di disruption più potenti degli ultimi trent’anni e la pandemia lo ha ulteriormente accelerato, evidenziando spesso una domanda più evoluta dell’offerta. “Ogni realtà”, prevede Ravazzoni, “dovrà ripensarsi trovando un nuovo equilibrio ibrido tra fisico e digitale. Quello che possiamo vedere oggi è solo la punta dell’iceberg del cambiamento in atto, un cambiamento cui non è possibile resistere” . Il trend di crescita ed evoluzione dell’e-commerce proseguirà lungo due modelli di sviluppo contrapposti: da un lato quello dei grandi player globali, dall’altro realtà di prossimità che sapranno proporre nuove esperienze phygital.

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Nuovi modelli di e-commerce basati sulla collaborazione

Per capire come tutto ciò ha impattato sulle realtà cittadine interviene Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo. “Ricoprendo anche il ruolo di Assessore alle attività produttive e commercio vorrei portare il punto di vista sul fenomeno e-commerce in una scala micro-economica. Il contesto competitivo in cui già i commercianti si trovavano ad operare unito all’esplosione dell’e-commerce dovuta alla pandemia avrebbe dovuto portare i negozi tradizionali in massa verso l’attivazione di un canale digitale. In realtà così non è stato: la crescita è lenta e discontinua, chi ci ha provato è rimasto spesso deluso, anche perché il tentativo si è rivelato poco sostenibile economicamente. Per questo stiamo lavorando allo sviluppo di un marketplace cittadino”. Una strategia che consentirebbe l’abbattimento dei costi di promozione, dei costi delle commissioni dei pagamenti elettronici, la possibilità di affidarsi ad un unico partner per la logistica e fare così massa critica, estendere il mercato non solo al territorio locale, ma nazionale e anche estero. In più, consentirebbe l’acquisizione di dati per mettere in evidenza trend, richieste del mercato e reagire così proattivamente. “Già sono stati sviluppati tentativi di marketplace cittadini, alcuni con successo altri meno. Noi”, racconta Gori, “avremmo individuato come possibile partner un provider francese ai cui servizi hanno già aderito 43 comuni, raccogliendo risultati interessanti. Nelle città dove il servizio è attivo, il fatturato degli esercenti è cresciuto mediamente del 20%; le visite nei negozi fisici sono aumentate; il 70% delle transazioni avviene la sera o la domenica. Abbiamo però già messo a fuoco anche degli ostacoli da superare: in primis un livello di alfabetizzazione digitale molto basso tra gli esercenti, dovuta all’età anagrafica media abbastanza avanzata. Scarsa attitudine a fare sistema e a condividere i dati; scarsa propensione all’investimento. Per avere una massa critica adeguata serve un numero minimo di adesioni che non è facile raccogliere senza un’esperienza pregressa. Per una città delle dimensioni di Bergamo – con una popolazione di circa 120mila abitanti – servirebbero almeno 50 punti vendita aderenti per partire e arrivare a raddoppiare neo primi 12 mesi di attività. Qui sorge anche il problema delle difficoltà di adesione delle reti di negozi in franchising” Molti dunque i nodi da sciogliere, ma Bergamo non è ferma. “Abbiamo attivato due progetti: “Ristora Bergamo” – supporto per delivery e asporto per le attività di ristorazione, alternativo alle grandi piattaforme che richiedono commissioni fino al 35% dello scontrino – e “Prenota Bergamo”, app per agevolare la prenotazione di servizi, non solo per la ristorazione, ma anche centri estetici, librerie…e per i servizi pubblici (PA), utilizzata anche per campagna di screening covid-19”.

Gli ostacoli da abbattere

A parlare di ostacoli da superare dal punto di vista della policy allo sviluppo dell’e-commerce è Rosa Maria Bitetti della LUISS: “La digitalizzazione avrà un ruolo chiave nel brave new world che si prospetta, ma vi è il rischio concreto di lasciare indietro anziani, persone con un basso reddito o una bassa scolarizzazione, piccole imprese con ridotte capacità d’investimento. La pandemia ci ha fornito una foto del futuro, con la domanda di servizi digitali espressa al massimo del suo potenziale. Ha mostrato le possibilità che ci sono non solo per le grandi piattaforme ma anche per le economie di prossimità. È indispensabile fare in modo che queste realtà non perdano l’opportunità, abbattendo le barriere del digital divide e dell’incertezza regolatoria. La burocrazia pesa in particolare sulle nuove realtà che si affacciano al business digitale, in particolare sui piccoli operatori, riducendo la possibilità che l’e-commerce del futuro sia il più inclusivo possibile”.

Il ruolo dei corrieri espressi e l’importanza del dialogo

A portare il punto di vista di chi opera sul campo è Marco Carenini, Direttore Operations UPS Italia: “Dopo un decennio che ha visto l’e-commerce crescere a due digit tra il 10-15%, il 2020 ha registrato +24%. All’interno di questo macro-trend ci sono settori che soni cresciuti più velocemente di altri, come il mondo del food, che prima era solo marginalmente interessato dal fenomeno e-commerce”. L’entrata in gioco di nuovi player, nuovi mercati e nuove esigenze ha fatti crescere rapidamente il livello di complessità. Come hanno risposto i corrieri? “Per parte nostra l’impegno è nello sviluppo di una logistica sempre più integrata. Abbiamo consolidato i servizi offerti o ne abbiamo attivati di nuovi. Abbiamo visto crescere, per esempio,  la richiesta di return to service, ossia la restituzione in modo semplice e veloce al mittente, una possibilità che ha creato fiducia nel sistema e si è integrata a logiche di economia circolare”. Carenini ha poi sottolineato come a crescere nell’on-line non è solo il canale B2C ma anche il B2B (+40%). Soprattutto per le PMI l’e-commerce può essere uno strumento prezioso per un rapido approvvigionamento senza doversi caricare di scorte eccessive e onerose.

In tutto ciò com’è cambiato il ruolo dei corrieri espressi? “Nel nuovo contesto”, racconta Carenini, “i corrieri sono riconosciuti come aziende che svolgono un servizio pubblico essenziale. Dobbiamo quindi operare nel rispetto delle normative e assicurando la sicurezza di tutti, e al contempo rispondere alle richieste e alle aspettative dei clienti in termini di certezza dei tempi di consegna, rapidità, reattività. “L’e-commerce continuerà a  crescere”, conclude Carenini, “è quindi essenziale portare avanti il dialogo con imprese, provider logistici e istituzioni per sviluppare modelli efficaci che possano combinare competitività, efficienza e sostenibilità”.


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