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Nuove frontiere per l’automazione: intervista a Franco Togni – Automha

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“Your automated warehouse changed my business life!” Per un imprenditore ci sono risultati che, come diceva una vecchia pubblicità, non hanno prezzo: un cliente che esprime la propria soddisfazione è una di queste. Di sicuro è così per Franco Togni, fondatore e presidente dell’Automha di Azzano San Paolo (BG), società che in una quarantina d’anni di attività ha saputo diventare uno dei protagonisti dell’automazione intralogistica, in Italia e all’estero, anche all’interno di mercati emergenti particolarmente sfidanti come l’India e in generale la regione Asiatica. Indiano è appunto l’imprenditore che ha pronunciato la dichiarazione citata sopra: una frase che è molto più di un riconoscimento della bontà di un progetto, poiché indica la presa di coscienza di un punto di non ritorno nell’evoluzione aziendale e nella gestione dei processi e la consapevolezza che, ad abilitarlo, è stata proprio l’introduzione di nuove tecnologie che hanno reso più efficiente il sistema logistico.

Focus sul mercato tessile

“Operiamo in India da ormai 15 anni e, nel Paese, abbiamo installato un totale di 45 magazzini automatici di varia tipologia, principalmente autoportanti. Nel nostro caso – spiega Togni – il focus è sul mercato del tessile, dal filato al tessuto finito, ambito di vera eccellenza nell’economia locale che trova sbocco nei mercati occidentali, ma abbiamo siglato collaborazioni con aziende attive nella produzione delle vernici e degli pneumatici”. Sembra strano pensarlo ma, anche in un Paese che conta 1,3 milioni di abitanti, il più potente volano del business rimane il passaparola tra gli imprenditori che, almeno tra i più grandi, si conoscono tutti; per questo motivo, il completamento di un progetto ben riuscito di automazione è il migliore dei biglietti da visita. “La capacità imprenditoriale degli indiani è incredibile e le trattative commerciali sono estenuanti. Il lato positivo è però che, una volta prese le misure con una cultura e con ritmi peculiari, completamente diversi dai nostri, e conquistata la fiducia del titolare, il rapporto che si instaura è di lunga durata e basato su una prospettiva continuativa di crescita”.

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A confermarlo è proprio la complessità dei progetti gestiti da Automha: “In India ci confrontiamo con numeri che, almeno per noi, non hanno eguali da nessuna parte nel mondo. Ci sono clienti che hanno installato anche 10 magazzini automatici e attualmente, dopo lo stop imposto dalla pandemia, il fermento percepito è grande, come pure la voglia di investire.”

Una lente di ingrandimento

Le parole di Franco Togni restituiscono il mercato indiano del tessile come una lente di ingrandimento capace di potenziare ed esasperare le situazioni e le dinamiche a cui siamo abituati. I numeri prima di tutto – delle dimensioni delle aziende, veri e propri villaggi che impiegano migliaia di persone, e dei ritmi produttivi, che viaggiano al ritmo incessante di 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno –, ma anche le dinamiche. “Quando un’azienda implementa dell’automazione deve, necessariamente, cambiare mentalità e approccio alla gestione dei processi aziendali. Un cambiamento che diventa rivoluzione in un contesto dove la disponibilità di manodopera è altissimo e inversamente proporzionale al suo costo e dove il trasporto manuale dei carichi e le attività di handling puro, come anche lo stoccaggio a terra, sono la regola.”

L’automazione quindi non è implementata tanto, o almeno non solo, per ottimizzare il rapporto costo / efficienza dei processi, ma piuttosto per migliorarli, per preservare la qualità del prodotto e aumentare il livello di servizio e la velocità di risposta, in linea con gli standard degli acquirenti occidentali.

La cultura dell’automazione

In questo quadro, il compito di Automha è quello di accompagnare il cliente nel cambiamento un passo alla volta.  “La richiesta tipica che siamo chiamati a soddisfare – spiega Togni – riguarda la costruzione di magazzini autoportanti dalle elevate capacità di stoccaggio (il più alto realizzato tocca i 39 metri di altezza, ndr) in grado di sfruttare lo spazio al millimetro per assorbire la costante produzione in ingresso a fronte di una domanda che arriva a ondate e presenta picchi e cali. Prima è però necessario compiere una corretta lettura dei flussi lungo tutta la chain interna ed esterna e il lavoro dei nostri analisti è cruciale. Allo stesso modo è importante offrire un service 24/7 e il supporto alla formazione di personale interno che renda autonomo il cliente nella gestione e nella manutenzione ordinaria dell’impianto. In altre parole è necessario portare la cultura dell’automazione.” Una cultura che, a cascata, va inevitabilmente a influenzare anche altri ambiti della produzione, migliorando la qualità la standardizzazione del prodotto e delle Unità di Carico.

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero di luglio-agosto 2022 de Il Giornale della Logistica


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