Paolo Vivani, amministratore delegato di CLS, si presenta senza giacca e con un abbinamento perfetto tra camicia e cravatta.
Il sorriso è aperto e cordiale ma gli occhi rivelano la solidità e la determinazione del manager che, dopo una laurea con lode in ingegneria nucleare e brevi trascorsi in Ansaldo Energia, entra in CGT nel 1987 e poi in CLS percorrendo un percorso completo, da responsabile tecnico della filiale CGT di Vercelli ai massimi vertici dell’impresa.
E’ Amministratore Delegato dal maggio 2015 della CLS (ovvero CGT Logistica Sistemi). “Sono approdato al mondo dei carrelli elevatori solo da tre anni – esordisce -: in precedenza mi sono occupato per lo più di macchine movimento terra”.
Ma l’understatement è solo una premessa: la sostanza è fatta da una demolizione progressiva di luoghi comuni: “mi avevano raccontato che il carrello elevatore fosse una commodity.
Forse è un ragionamento possibile quando si parla di macchine da magazzino al servizio di cooperative, ma in realtà oggi un carrello elevatore concentra una quantità rilevante di tecnologia, la componente di servizio è fondamentale, scegliere il carrello giusto per ogni necessità un’operazione non banale: altro che un pezzo di ferro con quattro ruote”.
Due fenomeni contrapposti
Fondamentale diventa una corretta interpretazione dello scenario generale: “assistiamo all’emersione di due fenomeni solo apparentemente contrapposti – approfondisce l’AD di CLS -: da un lato la domanda di macchine versatili e facili da usare. Dall’altro la richiesta di macchine su misura, prodotte per far fronte a specifiche necessità. In entrambi i casi: alte dotazioni tecnologiche, sicurezza e consumi ridotti. Proporre valore è diventato fondamentale”.
Da buon ingegnere, Vivani si concentra sugli aspetti più tecnici a cominciare dalle motorizzazioni: “entro cinque anni gli elettrici avranno marginalizzato i termici che permarranno solo in ambienti specifici quali porti e interporti. Ma per la generalità dei casi, sia di ambito logistico che industriale, il futuro sarà elettrico oppure ibrido”.
Propulsioni che garantiscono, a parere di Vivani, una serie di vantaggi: una più facile customizzazione, flessibilità, autonomia prolungata senza necessità di ricariche continue (che – in taluni casi – possono essere addirittura abolite grazie alle soluzioni per il recupero dell’energia), risparmio energetico, costi ridotti. “Inoltre – chiosa il nostro interlocutore – un motore elettrico può essere progettato per “girare” sempre alla velocità ottimale garantendo sempre il miglior rendimento possibile.”
L’ibrido è da considerarsi una variabile della propulsione elettrica utile in particolari condizioni, per esempio negli utilizzi misti tra ambienti interni ed esterni. “A livello di capacità e di potenza un elettrico non ha più nulla da invidiare ad un termico”.
L’importanza assegnata da Hyster al tema delle propulsioni è confermata dalla recente acquisizione (2014) di Nuvera, tra i leader mondiali nella progettazione e produzione di celle combustibili ad idrogeno: “stiamo lavorando per sviluppare progetti ambiziosi – conferma Vivani -. Fondamentale è anche la collaborazione con i migliori produttori di batterie che, a loro volta, hanno compiuto un autentico salto tecnologico grazie allo sviluppo delle soluzioni al litio”.
L’articolo completo è stato pubblicato sul numero di Dicembre 2015 del Giornale
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