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Quattro chiacchiere con Stefania Pezzetti, VP Ground Operations Italy, Spain & Portugal, FedEx Express Europe: lasciamo parlare le nostre azioni

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Il comparto logistico in generale e l’attività express courier in particolare reagisce come un vero e proprio barometro del contesto socio-economico. Cosa state osservando?

 Proprio qualche settimana fa Frederick W. Smith, il fondatore di FedEx, ha dato indicazioni molto chiare sulla sua visione dell’andamento dell’economia nei prossimi dodici mesi. Il quadro, come si può immaginare, non è molto positivo. Il rallentamento dell’economia è una realtà. I dati dell’IMF Fondo Monetario Internazionale, purtroppo confermano questo scenario. A preoccupare di più è l’incertezza.

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È questo il rimando che avete dal mercato?

È un’incertezza che si riverbera sull’attività di tutti i nostri clienti che oltre allo scenario macroeconomico, guardano all’aumento dell’inflazione, al problema energetico, al rialzo dei tassi d’interesse… Tutto ciò genera un diffuso sentimento che al momento potremmo ancora definire “moderato pessimismo”. È fondamentale reagire.

E come si reagisce?

Con la consapevolezza che tutto può cambiare radicalmente, molto velocemente – come ci hanno insegnato gli ultimi anni – e con un approccio improntato alla massima flessibilità. Tutte le nostre strutture sono pensate e costantemente verificate e ridisegnate all’insegna della flessibilità.

Cosa intende per flessibilità?

Significa adottare un modello in grado di adattarsi rapidamente e con efficacia al mutare delle situazioni. Perché il nostro obiettivo finale è sempre la soddisfazione del cliente, un obiettivo soggetto a numerose variabili e che deve essere raggiunto in modo sostenibile, sia dal punto di vista economico, sia ambientale e sociale.

Nel concreto come si traduce?

In un network bilanciato e aperto al cambiamento, con la adeguata gestione della capacità, dello spazio disponibile e del volume; nella scelta di partner e fornitori che condividono il nostro stesso approccio.

Per ottenere questo assetto avete dovuto apportare delle modifiche all’organizzazione italiana?

Possiamo dire che la flessibilità è parte integrante del nostro dna, quindi l’organizzazione era già impostata in questo modo. Ciò nonostante, l’attività di monitoraggio è costante per capire dove possiamo intervenire per ottimizzare ulteriormente e adattarci al cambiamento. Cambiamento intenso non solo in senso negativo, attenzione, ma anche alla crescita registrata negli ultimi anni e che speriamo di portare avanti!

Che significato dà alla sostenibilità?

La sostenibilità è tra i nostri valori fondanti. Sostenibilità intesa non solo come attenzione all’impatto ambientale, ma anche dal punto di vista sociale. Un impegno che portiamo avanti sia a livello globale, sia a livello locale con iniziative specifiche con realtà del territorio. Per me, in particolare, sostenibilità sociale significa per prima cosa rispetto.

Ossia?

Rispetto delle persone, come lavoratori e come individui.

Un concetto che in logistica non è ancora possibile dare per scontato.

Negli ultimi anni tante cose sono cambiate, ma ancora c’è tanto da fare. In questo, però, mi permetto di dire che noi ci siamo sempre distinti e con il processo di internalizzazione – avviato nel 2017 e che ad oggi coinvolge più di mille lavoratori – abbiamo fatto un deciso passo in avanti nella valorizzazione delle risorse del settore. E questo non riguarda le condizioni economiche dei lavoratori che, in un contesto di lavoro sano devono essere paritarie tra esterni ed interni, ma abbiamo dato a queste persone una prospettiva di stabilità di lungo periodo.

E quindi una possibilità di progettualità e un senso di appartenenza diversi.

Entrando a far parte di una corporation come FedEx si entra in un mondo di opportunità. Opportunità di crescita professionale e personale. Ogni risorsa ha davanti a sé la possibilità di un percorso che, in base ai progetti individuali e all’investimento personale, può portare a centrare interessanti obiettivi.

In che modo si consolida questo valore?

In molti modi. Dall’orgoglio di vestire la stessa “maglia” con il nostro brand che sponsorizza, per esempio la Champions League, all’entusiasmo di condividere una visione. Essenziale è la formazione. FedEx mette a disposizione dei propri collaboratori percorsi formativi molto vari, non legati esclusivamente all’ambito professionale. Molto partecipati, per esempio, sono i corsi di lingue, strumento di crescita personale, ma anche di integrazione. In più, il processo di internalizzazione ha rappresentato un’occasione preziosa di arricchimento dal punto di vista DEI.

Diversity, equity and inclusion?

Esatto. Tra le persone assunte, infatti, non contiamo solo italiani, ma lavoratori provenienti da ben 39 nazionalità diverse. Anche a livello di età, esperienze e formazione abbiamo un panorama molto variegato. Ci siamo quindi impegnati, investendo per valorizzare questa diversità, così che diventasse una ricchezza per tutti. E questo è solo uno degli aspetti in cui si declina la nostra attenzione alla DEI.

Quali sono gli altri?

Abbiamo firmato la Carta per le Pari Opportunità, un’iniziativa europea contro ogni forma di discriminazione sui luoghi di lavoro, promossa dalla Fondazione Sodalitas che ha permesso a FedEx di entrare in un network virtuoso di aziende italiane. Un impegno di equità che trova evidenza anche nei numeri: pur operando in un settore, quello dei trasporti, che gli stereotipi collocano come prettamente maschile, in Italia l’azienda può contare su una forza lavoro dove le donne non sono una sparuta minoranza, a tutti i livelli dell’organizzazione.

Non solo parole, quindi, ma azioni concrete.

Decisamente. In questo periodo si parla molto di DEI: per noi non sono parole, ma parte integrante della quotidianità.

Nella comunicazione attuale, temo, si ricorre troppo spesso a strategie di green washing, pink washing e rainbow washing

Per questo noi lasciamo che a parlare siano i fatti. Altrimenti, parlandone così tanto e non sempre in modo adeguato, spesso si enfatizza la differenza anziché l’uguaglianza. L’unico modo per superare le barriere culturali, di genere, di qualsiasi tipo, insomma, è fare dell’integrazione vera, vissuta. In FedEx è nell’agito quotidiano che si percepisce la realizzazione dei valori della diversity. Garantendo a tutti un equo trattamento, di fatto, la diversità non c’è più, se non nella sua accezione positiva di arricchimento. È nel momento in cui si mettono le etichette che si creano le differenze e le distanze.

Etichette come definirla “un modello di leadership femminile”?

Una definizione che, per quanto contenga elementi lusinghieri, difficilmente verrebbe formulata al maschile. Attualmente al timone di FedEx Europe c’è una donna: Karen Reddington, nel ruolo di Regional President. Non abbiamo fatto annunci o proclami quando ha assunto la carica una Presidente donna. Si sta distinguendo per le sue competenze e per la sua visione, non per il suo genere.

Non è però sempre stato così e ancora oggi non è ovunque così

Quando ho iniziato la mia carriera gli stereotipi – non solo di genere – avevano una forte influenza in ambito lavorativo. Mi ha fatto da scudo il mio carattere: devo ammettere che non mi sono mai sentita a disagio a dover esprimere la mia opinione, anche in contesti esclusivamente maschili. Oggi ho la fortuna di lavorare in una realtà in cui mi riconosco e che ha compiuto un importante salto culturale. È importante non fare da cassa di risonanza ai pochi che ancora oggi pensano che la diversità sia un problema, ma rafforzare la voce e l’esperienza di chi la vive come una ricchezza.

Anche se non è sempre semplice?

Nessuno nega la complessità. Anche qui serve intelligenza, capacità di adattarsi, flessibilità. D’altra parte, in logistica la flessibilità non è solo nella gestione dei pacchi: deve essere un approccio a tutto tondo.

In quali altri investimenti si è concretizzata la ricerca di flessibilità?

Oltre all’attenzione al capitale umano, FedEx ha dimostrato di credere molto nel mercato italiano con importanti investimenti nel potenziamento del network e con l’attivazione dell’hub di San Pietro Mosezzo, in provincia di Novara, che con i sui 30.500 metri quadri è il più grande road hub del Gruppo in Europa. Un polo ad alto tasso d’innovazione che introduce processi più rapidi, efficienti e sicuri. Più in generale siamo intervenuti ad innalzare gli standard health&safety dell’intera rete, superando quella che è la normativa corrente, per assicurare a tutti luoghi di lavoro sicuri e confortevoli. Inoltre, in ambito air cargo, abbiamo aperto anche due nuovi gateway aeroportuali a Roma Fiumicino e a Bologna e ingrandito e potenziato quello di Venezia, così da sostenere al meglio la spinta all’export delle PMI italiane e i flussi di import, in particolare dagli Stati Uniti. Un aspetto molto importante nella crescita dell’e-commerce B2C.

  • Nome e cognome: Stefania Pezzetti
    Luogo e data di nascita: Castellamonte (TO), marzo 1968
    Formazione: Laurea in Economia presso l’Università degli Studi di Torino. Master in Economia Politica presso Coripe a Torino e MBA presso University of Warwick (UK).
    Attività professionale e associativa: Con una carriera inizialmente avviata nell’ambito Finance, Stefania Pezzetti entra in TNT nel 1998 come Controller della divisione logistica. E avvia un percorso di crescita professionale con esperienze sia nazionali sia internazionali. Nel 2013 assume le responsabilità di Operations & Engineering Director TNT Italy. Dal 2016 diventa Vice President Ground Operations e Presidente del Consiglio di Amministrazione FedEx Express Italy, e dal 2020 amplia le responsabilità a Spagna e Portogallo.
    Dal 2011 al 2019 ha ricoperto il ruolo di Presidente Fedit – Federazione Italiana Trasportatori e Vicepresidente di CONFETRA. Membro del Consiglio Generale dell’Unione Industriali di Torino dal 2018.
    Hobby e passioni: Viaggiare, leggere, passare il tempo libero con famiglia e amici, attività sportiva, imparare nuove lingue (attualmente spagnolo)
    Libro sul comodino: “Un uomo” di Oriana Fallaci
    Punto di forza: Riuscire a lavorare bene in team per obiettivi comuni, in modo che ognuno dia il suo meglio. È un modo per imparare sempre qualcosa di nuovo, mettendosi costantemente in gioco.
    Tallone d’Achille: L’impetuosità. È una cosa su cui ho lavorato tanto: imparare a frenare l’entusiasmo per saper rispettare i tempi di tutti.

Francesca Saporiti

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Dicembre 2022 de Il Giornale della Logistica


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Il Giornale della Logistica

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