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Quattro chiacchiere con Paolo Nocentini, Savino Del Bene: una storia fatta di persone

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Paolo Nocentini, Presidente di Savino Del Bene, ci racconta una storia fatta di cambiamento continuo, la capacità di evolvere davanti al repentino e frequente mutare del contesto. E allo stesso tempo una storia di coerenza dove le persone sono al centro di tutto.

Come si porta avanti un’azienda con più di cento anni di storia?

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Con lo stesso approccio di sempre: non smettiamo di guardarci intorno, di capire i problemi che si presentano sul mercato e, di conseguenza, le opportunità che si possono cogliere. Tutto ciò è possibile solo investendo in persone e competenze

Al timone di una grande multinazionale, mantiene un forte legame con il territorio, perché?

Sono convinto che fare impresa sia una responsabilità etica e sociale. Il territorio è dove vivo, respiro, mi muovo, creo relazioni. Quindi non solo la superficie, ma tutte le persone che lo abitano. Vivere il territorio significa anche prendersene cura.

Come state affrontando le sfide che il comparto si trova oggi ad affrontare?

La chiave è per noi lavorare per consolidare e continuare ad espandere il nostro network, per essere sempre più presenti nelle aree di produzione sempre più vicini ai nostri clienti acquisiti e potenziali.

La parola che più ricorre in questi ultimi anni quando si parla di logistica è trasformazione: dal suo punto di vista quali sono i trend più significativi in atto?

Per chi si occupa di spedizioni internazionali e logistica, il cambiamento e la capacità di gestirlo è da sempre parte integrante del nostro lavoro. Quando ho iniziato a fare questo lavoro, ben 65 anni fa, i container non c’erano ancora. Si diffusero a partire dagli anni Settanta e fu una vera e propria rivoluzione. Un cambiamento di portata tale quale è oggi la digitalizzazione. Ma il nostro lavoro resta, di fatto, lo stesso.

Ossia?

Noi siamo degli organizzatori del trasporto. Il nostro impegno è nel realizzare la regia degli scambi di merci nei diversi contesti e nelle differenti modalità. Nel tempo possono cambiare gli strumenti e le tecnologie, ma le competenze acquisite dal Gruppo – attivo dal 1899 – sono un patrimonio insostituibile che ci consente di affrontare le sfide di oggi e di domani.

Oggi il ruolo dello spedizioniere appare messo in discussione da alcune dinamiche che vedono operatori del trasporto risalire la supply chain. Qual è il suo punto di vista in proposito?

Oggi tutti vogliono fare tutto. Le compagnie marittime, in particolare, vogliono organizzare i trasporti dalla fabbrica al consumatore, si offrono nel ruolo di spedizionieri. Ma la loro offerta è, necessariamente, ristretta perché possono assicurare ai potenziali clienti solo i propri servizi mentre un operatore specializzato come noi è in grado di costruire, di volta in volta, la miglior soluzione a misura delle singole esigenze e integrarle al meglio.

Savino Del Bene è tra le poche imprese nazionali di spedizioni che possono competere a livello internazionale. Cos’è mancato perché si formassero grandi player italiani di logistica? Crede che qualcosa stia cambiando, guardando ai fenomeni di aggregazione in atto?

È mancata la forza e la volontà di costruire una rete internazionale che alimenti e gestisca al meglio flussi complessi, in grado di generare valore nei Paesi dove si insedia e sviluppa il suo business. Vedo grandi manovre finanziarie in atto, ma ancora mi sembra che manchi questa volontà forte.

Perché un’azienda storica come la vostra abbia potuto superare i numerosi cambiamenti trascorsi, che cosa è dovuto mutare e che cosa invece è rimasto una costante?

La Savino Del Bene è nata a fine Ottocento si occupava di servizi per i migranti italiani che lasciavano il nostro Paese per cercare fortuna all’estero, in particolare in Nord e Sud America. Nel secondo Dopoguerra l’azienda ha trasformato la propria attività focalizzandosi sul commercio internazionale con servizi di spedizione. Ho cominciato a lavorare in Savino Del Bene a 16 anni, nel 1957. Ho ricoperto vari ruoli in azienda fino a diventare Amministratore Unico nel 1979, dopo aver rilevato le quote societarie insieme a quattro colleghi. Qui è cominciato il vero cambiamento. La costante? Mantenerci in ascolto del mercato e seguire le tendenze al meglio.

In che direzione?

Abbiamo lavorato per far evolvere l’azienda da realtà locale a grande operatore logistico globale. Negli anni Ottanta abbiamo aperto il primo ufficio commerciale a New York, per essere più vicini ai nostri clienti. Oggi Negli Stati Uniti abbiamo più di 800 persone. In tutto il mondo siamo attivi in più di 60 Paesi con oltre 5.000 risorse. Ci sono voluti trent’anni per arrivare a questo risultato e non ci fermiamo certo qui.

Come si va avanti?

Con lo stesso approccio di sempre: non smettiamo di guardarci intorno, di capire i problemi che si presentano sul mercato e, di conseguenza, le opportunità che si possono cogliere.

E tutto ciò è possibile solo reinvestendo costantemente per la crescita dell’azienda. Investendo in persone e competenze. Come il nostro Talent Global Program.

Pur al timone di una grande multinazionale, il suo modello imprenditoriale rivendica un forte legame con il territorio e la volontà di generare valore per le persone: come si concretizza questo approccio?

Sono convinto che fare impresa sia una responsabilità etica e sociale. Il territorio è dove vivo, respiro, mi muovo, creo relazioni. Quindi non solo la superficie, ma tutte le persone che lo abitano. Nel Comune di Scandicci impieghiamo circa 500 persone. Ci preoccupiamo del loro benessere assicurando luoghi di lavoro accoglienti e confortevoli, opportunità di formazione e di crescita e vari programmi di welfare aziendale. Ma vivere il territorio significa anche prendersene cura.

Come?

Ho un’azienda agricola che impiega 60 persone su una superficie di circa 1.100 ettari di terreno con boschi, oliveti, vigne e seminativo. Sto cercando di rimettere in piedi lo storico Albergo Sorgente Roveta e provando a riorganizzare un minimo di produzione di acqua minerale locale dalla sorgente Roveta stessa. Attraverso la Fondazione dell’Abbazia di Badia a Settimo Fiorentino abbiamo riacquistato da privati gran parte dell’abbazia medesima. Modi diversi per dare valore al territorio e alle persone che lo popolano.

  • Nome e cognome: Paolo Nocentini
    Luogo e data di nascita: Milano, aprile 1941
    Formazione e attività professionale: “A scuola fino a 16 anni, quando ho iniziato a lavorare in Savino Del Bene”
    Note: Nel 2016 Paolo Nocentini è stato nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
    Punto di forza: “Focalizzare i progetti e perseguirli, ottimismo, mai pensare al vantaggio personale a fare più soldi. Il target è il bene dell’azienda e di chi ci lavora”
    Tallone d’Achille: “Ci ho pensato troppo, allora sono presuntuoso”

Francesca Saporiti

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Maggio 2023 de Il Giornale della Logistica


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