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Quattro chiacchiere con Michele Palumbo – Bayer: logistica ed etica

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Michele Palumbo: un logistico con una forte carica etica, un uomo per cui il lavoro è uno strumento “per lasciare il mondo un poco migliore di come lo abbiamo trovato”. E siccome quest’uomo, questo logistico si ritrova a dirigere la Supply Chain di un’impresa quale la Bayer, l’intervista non può che assumere una piega tutt’altra che scontata…

Dicono di lei: un professionista, una persona discreta ma allo stesso tempo incisiva, un manager capace di coniugare rigore etico e competenza. Possibile sia tutto vero?

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Sono lusingato da tanti complimenti ma altrettanto consapevole che, nella logistica, le partite finiscono zero a zero.

In che senso?

Un commerciale che supera il budget assegnato è un campione. Un logistico che consegna in anticipo crea un problema: deve “limitarsi” ad essere preciso e puntuale.

Qual è la dote più importante?

La capacità di interfacciarsi con tutte le funzioni. I programmi da attuare coinvolgono necessariamente più ruoli. Al momento di definire un progetto è indispensabile ascoltare tutti per non correre il rischio di dimenticare qualcosa.

Qual è il minimo comune denominatore?

La consapevolezza che noi trasportiamo salute. Il nostro lavoro ha come finalità un paziente, una persona bisognosa di cure. In Bayer questo principio è fortemente avvertito e guida le nostre azioni.

Ne è proprio sicuro?

Non è un vezzo o uno slogan creato dal marketing. Quando nella sua comunicazione Bayer insiste sul principio “Science For A Better Life”, l’azienda assume un impegno. Personalmente lavoro da vent’anni nella filiera farmaceutica e da sempre sono consapevole che sono chiamato a svolgere un ruolo etico, prima che professionale.

In concreto?

Il dettaglio tecnico, l’aspetto ingegneristico, sono la conseguenza di un approccio etico che non è mai scontato ma che va continuamente rinnovato. In Bayer ci chiediamo ogni giorno il perché delle nostre azioni, e questo “perché” coincide con la volontà di migliorare la vita delle persone.

In che cosa la logistica farmaceutica si differenza, che so, dal Grocery o dall’automotive?

Il settore farmaceutico è un comparto fortemente regolamentato perché la difesa della salute è un bene di pubblico interesse (tutelato dalla Costituzione, Art. 32 – NdR). Tutte le fasi del processo sono disciplinate da Leggi e linee guida che l’intera filiera è chiamata a rispettare a tutela del paziente.

E da un punto di vista pratico?

Il primo principio della logistica è univoco: “lo voglio subito”. Questo principio, nel farmaceutico, è portato all’esasperazione, ben oltre il just in time. Tutti hanno presente il caso tipico del farmacista che, alla richiesta del consumatore e riscontrata l’assenza del farmaco, ne garantisce la disponibilità entro due ore o poco più.

Ma questo fenomeno non si chiama “rottura di stock”?

Tra medicinali, apparecchiature, dispositivi, integratori, cosmetici e così via le referenze teoricamente disponibili in farmacia superano le 150mila, un’enormità. La filiera si è dovuta organizzare, tramite grossisti e distributori intermedi, con un flusso teso in grado di garantire il prodotto in poche ore. Una performance che non esiste in nessun altro comparto.

Ci sta provando Amazon…

Con una battuta potrei dire che Amazon si è ispirata alla filiera del farmaco.  L’Italia vanta nel farmaceutico un modello distributivo talmente teso da andare oltre l’esperienza logisticamente più virtuosa che si possa immaginare, ben oltre il just in time.

Questa eccellenza ha qualcosa a che fare con il fatto che il farmaceutico, come dimostrato dall’Osservatorio sulla Contract Logistics del Politecnico di Milano, è uno dei settori più avanzati per quanto concerne il ricorso all’outsourcing logistico?

Il motivo è legato alla creazione di massa critica. Nessun produttore è in grado di generare, da solo, volumi tali da consentirgli l’erogazione di livelli di servizio così elevati quali quelli richiesti dal settore.

Infatti sono nati operatori logistici specializzati.

Faccio un solo esempio, tra i tanti possibili: le norme vietano il trasporto promiscuo. Un mezzo può trasportare solo e sempre medicinali. E’ ovvio che solo un operatore logistico ben organizzato è in grado di operare sulla filiera con tutta l’efficienza necessaria nel rigoroso rispetto di tutte le normative e buone pratiche di distribuzione (GDP: Good Distribution Practice – NdR).

Leggo dal suo curriculum: lei è anche responsabile della flotta Bayer (oltre 1.300 veicoli a noleggio – NdR). Che c’entra con la logistica?

Professionalmente vanto origini nel Procurement e in Bayer, cogliendo la mia competenza su tale ambito, è parso logico affidarmi il problema di come garantire la mobilità dei colleghi. D’altra parte si tratta pur sempre di organizzare  il trasporto di persone in luogo di medicinali, attività per certi aspetti assimilabili, anche se sono il primo a sostenere che, solo per approfondire questo tema, sarebbe necessario un intero articolo a sé stante.

Lei è considerato un innovatore in servizio permanente effettivo: come si coniuga l’attenzione alle urgenze quotidiane con la volontà e la necessità di coltivare una vision a tre, cinque anni?

Estate del 2001, decreto Ministeriale sulla tracciatura farmaceutica: ci esercitammo sulla necessità di inserire sulle confezioni e tracciare i nuovi bollini ottici del Poligrafico dello Stato. L’obiettivo del legislatore era garantire la tracciabilità di ogni singola confezione in ogni passaggio della filiera distributiva in modo più certo e sicuro. L’obiettivo all’epoca non era tecnicamente raggiungibile, ma in futuro potremo fare passi avanti.

Vale a dire?

Perché non immaginare di inserire un Tag RfID con l’identico scopo? Conclusione: oggi utilizziamo l’RfID a livello bancale, e funziona. Si è aperto un cantiere di lavoro con un nostro fornitore (ID Solutions NdR). E’ la realtà che pone sempre nuovi problemi cui siamo chiamati a dare una risposta con l’ausilio della nostra intelligenza e della tecnologia.

In altri termini, se quindici anni fa vi foste limitati a pensare al mero bollino la storia sarebbe finita lì. Invece avete iniziato a scrivere un libro. E tra cinque anni? Come immagina il flusso farmaceutico?

Non ho la sfera di cristallo, ma coltivo un desidero: abbandonare la carta e i lettori ottici. Immagino un mondo, non troppo lontano, in cui le informazioni siano distribuite e alla portata di tutti coloro che ne necessitano grazie a device e strumenti che trasformano i dati in informazioni gestibili.

Lei parla di logistica 4.0, Big Data, Internet delle Cose…

La tecnologia va in questa direzione e in questo momento è gravida di promesse. Innovare significa sperimentare, provare, magari sbagliare, ma andare avanti. L’innovatore è un curioso, un professionista capace di prendersi dei rischi e di immaginare il futuro. Fare bene il proprio lavoro significa risolvere i problemi alla luce delle nuove opportunità che vengono continuamente offerte dalla tecnica e dal confronto con le competenze che ti circondano.

Il confronto con le competenze tecnologiche è decisivo?

E’ decisivo entrare in contatto con realtà aziendali altrettanto innovative: l’adozione di un TMS di ultima generazione (grazie alla collaborazione con TESISQUARE® – NdR) ci ha permesso un salto evolutivo importante per quanto concerne il Track&Trace così come la pre-fatturazione. Grazie ad un TMS “intelligente” l’intero processo è conosciuto, condiviso e certificato tra tutti gli attori della filiera, trasportatori inclusi. Tutto questo non sarebbe avvenuto se entrambe le parti, committente e fornitore, non fossero stati mossi dal desiderio di sperimentare ed innovare.

Qual è il suo rapporto con l’Accademia?

In questo momento di profondo dolore a causa della prematura scomparsa di Gino Marchet, il professore che mi ha fatto innamorare della logistica, un incontro determinante per le mie scelte professionali. Gino è stato un esempio di innovatore assoluto: ha lasciato un mondo molto più ricco di come lo aveva trovato.

Lei ha seguito sin dalle sue origini i lavori del Consorzio Dafne, la comunità della filiera farmaceutica. Perché questo progetto è così importante?

Perché rappresenta uno straordinario esempio di piattaforma collaborativa grazie alla quali tutti gli attori, tramite collegamenti telematici EDI o Internet, si scambiano in forma de materializzata documenti e informazioni migliorando l’intero ciclo di gestione dell’ordine nonché i processi di approvvigionamento e fornitura dei prodotti.

Per finire la nostra domanda di rito: qual è il suo miglior pregio professionale? E il peggior difetto?

Sono fortemente motivato a fare bene il mio lavoro perché ne avverto tutta l’importanza da un punto di visto etico. Il difetto? Mi piacerebbe che tutte le persone che incontro avessero la stessa motivazione.

  • Nome e cognome: Michele Palumbo
    Dati anagrafici e personali: Michele Palumbo è nato il 22 agosto 1971. Sposato con Annamaria, ha quattro figli. Risiede in provincia di Lecco
    Curriculum di studi: dopo la maturità scientifica si laurea in economia aziendale presso l’Università Luigi Bocconi (110/110) con specializzazione in Gestione Industriale in condivisione con il Politecnico di Milano. Dopo la laurea frequenta corsi di formazione manageriale (logistica, sistemi informativi, qualità e gestione dei servizi).
    Attività professionale: dal 1996 al 2000 collabora con l’Università Bocconi che lascia nel 2001 per entrare, come responsabile dell’innovazione di processi, in FastServ (Gruppo Hoechst). Nel 2002 è in Comifar (distribuzione intermedia di farmaci) quale responsabile dei servizi logistici per approdare quindi alla consulenza, progettazione e formazione. Dal 2010 in Bayer in qualità di CFO Procurement – Distribution & Logistics, Fleet. Oggi, sempre in Bayer, è Head of Supply Chain Management Italy.
    Attività ulteriori: Michele Palumbo è autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche e su periodici specializzati. E’ Professore a Contratto sui temi di Operations Management presso l’Università Cattolica e Relatore presso Il Sole 24Ore, SDA Bocconi, Politecnico di Milano e LIUC di Castellanza.

Maurizio Peruzzi

L’articolo completo è apparso sul numero di giugno 2017 de Il Giornale della Logistica. Per leggerlo, richiedi la copia in pdf


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