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Quattro chiacchiere con Franco Togni – Automha: la pietra angolare

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Franco Togni di Automha: la storia di un uomo che seppe mettere al centro altro da sé (il cliente, l’invenzione, l’automazione di processo e di prodotto) e costruire un’impresa, di cui è ancora palesemente innamorato, fortemente ancorata al territorio ma con lo sguardo ai più lontani orizzonti.

Qual è il valore più importante di un impianto?

La bellezza. Anche se un impianto è fermo l’armonia delle macchine, il design, la perfezione delle curve e dei colori devono ammaliare. Ma non c’è bellezza senza funzionalità. Bellezza ed efficienza sono due facce della stessa medaglia. Un impianto è bello perché garantisce i risultati attesi e soddisfa il cliente sotto tutti gli aspetti. Ma è la bellezza a fargli percepire che si trova davanti a qualcosa di straordinario.

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Da dove nasce questa sua passione per il bello e la meccatronica?

Ho cominciato a lavorare sul metallo all’età di quindici anni, progettando su un foglio di carta e saldando in officina. Ma contemporaneamente, alle scuole serali che frequentavo dopo il lavoro, ho iniziato a cogliere la potenza dell’energia applicata alle macchine.

Un prodotto di qualità deve essere una sintesi di efficienza e bellezza?

Non il prodotto ma il processo. Gli enti certificatori oggi validano un processo. Quando in Automha progettiamo un impianto abbiamo ben chiaro l’attività che dovrà presidiare e personalizziamo di conseguenza macchine e componenti. Senza questo approccio non riusciremmo mai a garantire i risultati attesi.

Lei sottolinea spesso la centralità del cliente. In pratica cosa vuol dire?

Che il cliente debba movimentare mille o un milione di pallet non fa differenza. Per lui il magazzino è il cuore del business, il 100 per cento della storia, la pietra angolare dell’impresa. Noi dobbiamo fare nostro il suo problema e risolverlo.

Qual è la qualità che il cliente più apprezza?

La fiducia, quella fiducia che nasce dalla serietà nell’approccio e dall’empatia personale e che porta il cliente, magari in India o in Vietnam, a fidarsi di te anche se non ha mai visto dal vivo un tuo impianto ma ne ha solo sentito parlare, e bene, da qualcun altro.

Certo fa impressione visitare oggi un’impresa come Automha, attiva a livello globale, e pensare che è nata da una sua intuizione, un foglio di carta, una saldatura in officina, il sogno di un ragazzo…

Ho sempre voluto creare qualcosa di mio: è questa voglia a trasformare un uomo in un imprenditore. Lavoravo, studiavo e intanto pensavo a quanto sarebbe stato bello portare avanti un progetto, magari piccolino, partendo da poco, una stanza, un garage, puntare su un mio prodotto, proporlo a un mio cliente…

Quando ha capito che ce la poteva fare?

Quando ho incontrato Walter Danne, un amico, un collega, un imprenditore, un vulcano di idee, un tecnologo con cui ci capivamo al volo e ci completavamo a vicenda. Tuttora siamo uniti da un’amicizia e una passione intatte dopo quarant’anni.

Qual è il segreto di un rapporto così duraturo?

La stima e il rispetto reciproci. La complementarietà, anche caratteriale, che ci ha portati ad una suddivisione dei compiti che perdura tuttora anche se Automha conta ormai su sette uffici internazionali, 160 dipendenti, un compiuto passaggio generazionale e la managerializzazione dell’impresa con l’avvento di un amministratore delegato, Giuseppe Stefanelli.

C’è qualcosa che ritiene sia rimasto intatto in tutti questi anni?

La voglia di innovare: il desiderio di creare ogni giorno qualcosa di nuovo è una spinta formidabile, un collante incredibile, qualcosa che unifica le diverse funzioni aziendali. Non sei mai solo quando la passione ti invade. Sulla tua strada trovi colleghi, collaboratori, clienti che ti aiutano a portare avanti le tue idee.

Un uomo deve immedesimarsi nella sua impresa?

Fino ad un certo punto. Conta moltissimo la famiglia e la serenità che ti trasmette. In quarant’anni, appena mi è stato possibile, ho cercato di dedicare il fine settimana a mia moglie e ai miei figli. Certo, per arrivare a certi risultati devi fare dei sacrifici: fino a due anni fa trascorrevo 150 giorni all’anno all’estero. Ma i legami affettivi sono altrettanto se non più importanti.

Quanto conta per un imprenditore la soddisfazione economica?

Prima vengono il rispetto per i clienti e la passione: il profitto è una conseguenza. Senza rispetto per i clienti e passione per il lavoro non saremmo mai arrivati – è il traguardo di questo 2019 – a installare mille macchine / anno in più Paesi e continenti.

Parlavamo di un passaggio generazionale di successo. I suoi figli, Roberta e Gianni, sono da tempo inseriti in Automha con responsabilità di primo piano (General Councel e CSR Officer la prima, Vice Presidente il secondo)

Ho lasciato che fossero loro a decidere del loro futuro: nessuna imposizione, nessun invito. Sono partiti dalla gavetta conquistandosi sul campo autorevolezza e stima. E da loro pretendevo il doppio.

E perché ha deciso di inserire nell’impresa un amministratore delegato esterno al perimetro della famiglia e dell’azienda?

Una decisione assunta di concerto con i figli e legata alla necessità di governare una complessità sempre più marcata. Quando un’azienda raggiunge le dimensioni, il fatturato (valore della produzione: circa 70 milioni di euro) e i risultati di Automha, una gestione manageriale, soprattutto degli aspetti economici e finanziari, diventa imprescindibile. Era indispensabile inserire una figura dedicata e il fatto di provenire da una realtà esterna è un valore aggiunto.

Qual è il cliente migliore?

Non c’è un cliente migliore o peggiore ma solo un cliente. Sia che ti stia addosso sia che ti lasci libero di creare il minimo comune denominatore è che il cliente è spinto da un bisogno, una necessità e ti giudica dal modo in cui saprai risolvere le criticità in essere o le esigenze insorgenti.

Maurizio Peruzzi

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero di novembre 2019 de Il Giornale della Logistica

  • Nome e cognome: Franco Togni
    Luogo e data di nascita: Villa d’Almé (Bergamo) il 30 maggio 1951
    Informazioni anagrafiche e personali: Franco Togni vive con la moglie a Bergamo. Ha due figli, Roberta e Gianni, attivi in azienda con il ruolo rispettivamente di General Councel / CSR Officer e Vice Presidente.
    Attività professionale: Franco Togni inizia l’attività professionale all’età di quindici anni proseguendo gli studi e conseguendo il diploma nelle ore serali. Ben presto avvia una sua attività imprenditoriale nel comparto della carpenteria progettando in proprio scaffalature e soppalchi. Alla fine degli anni Settanta fonda Automha che, nel 1997, si specializza nell’automazione di sistemi complessi. Oggi ha assunto la carica di Presidente avendo delegato le funzioni operative ai figli e al management.
    Hobbies e passioni: la famiglia, i nipoti, il territorio, l’Atalanta, la montagna e la compagnia degli amici a quattro zampe. Oggi le giornate di Franco Togni sono allietate (anche) dall’ultimo “peloso” di casa: Marvin, cane lupo di due anni.
  • Con oltre 160 dipendenti, un valore di produzione di 70 milioni di euro nel 2018, sei sedi commerciali (Italia, Messico, Canada, Spagna e India di cui due impianti produttivi (Italia e Cina) e 1 glocal partner in Tunisia), Automha è tra i leader mondiali nella progettazione e realizzazione di magazzini automatici e soluzioni di intralogistica. L’impresa progetta ogni intervento in base alle specifiche esigenze del committente per ogni settore di stoccaggio: Food & Beverage, Elettromeccanico, Distribution Center, Farmaceutico con leadership internazionali nel settore Frozen e Tessile. Alla base della mission di Automha una forte attenzione all’innovazione per garantire la massima soddisfazione del cliente e ai temi della sostenibilità̀ sociale e ambientale.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Il Giornale della Logistica

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