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Quattro chiacchiere con Betty Schiavoni – Freschi&Schiavoni: avanti, con coraggio

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In logistica, come nella vita, è tutta questione di coraggio. Coraggio di imparare, confrontarsi con esperienze e opinioni diverse, senza tirarsi indietro davanti a sfide e imprevisti. Così ci ha raccontato Betty Schiavoni

Presidente ALSEA, Vicepresidente Fedespedi, componente del Consiglio Direttivo di Fedit e della Giunta Confetra. Lei è molto attiva in diverse associazioni di settore: perché questo impegno?

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Ho sempre vissuto l’esperienza associativa come un modo prezioso per vivere il mio settore, confrontarmi con manager e professionisti, rimanendo sempre molto aggiornata su direttive, normative, orientamenti…

Decisamente non c’è spazio per la noia

Mi sono appassionata. E appassionandomi mi sono state proposte delle responsabilità. L’ambito associativo richiede tempo e quando i colleghi vedono che una persona è disponibile, intellettualmente onesta, che non vuole sfruttare la propria posizione e la visibilità che ne deriva, la scelgono come riferimento in modo naturale. Si può dire che io abbia sposato il mondo associativo.

Un matrimonio d’amore?

Di certo non di convenienza. Mi sono seduta al mio primo tavolo di confronto a trent’anni. Sono cresciuta all’interno del sistema associativo. Ci credo profondamente. Credo che le associazioni possano efficacemente far sentire la voce delle aziende e dei territori, Oggi questo lo vediamo sempre più, vediamo come il Governo e le Istituzioni ci scelgano come interlocutori efficaci per portare avanti il dialogo. L’aumento di complessità delle politiche europee hanno incrementato questo dialogo perché sono molto più numerosi i temi di confronto e quindi i tavoli di lavoro.

Come concilia questo impegno con l’attività professionale?

Ho la fortuna di avere una struttura in azienda che mi consente di dedicare del tempo anche gli impegni associativi. Un tempo speso a vantaggio dell’azienda stessa e di tutto il sistema. Sono convinta che la vita associativa sia un’esperienza che tutti dovrebbero sperimentare, in particolare se si lavora in un’azienda a conduzione familiare perché rappresenta un momento di confronto e stimolo importante per una crescita sia professionale sia personale.

Crede che nel tempo la capacità delle aziende di fare sistema sia migliorata?

In ambito logistico la filiera funziona e l’ha dimostrato anche nel recente periodo di crisi provocato dalla pandemia. Ancora, però, fatica ad esprimersi con un’unica voce. Ancora, in Italia, soffriamo di un pensiero un po’ campanilista. Per quanto riguarda i diversi territori, non è ancora pienamente realizzata una spinta alla coesione, anche se, adesso che tutto sta cambiando in modo rapido e radicale, si sta cercando un modo nuovo di collaborare. Fedespedi sta lavorando proprio in questa direzione, creando un tavolo che riunisca tutti i territori per trasmettere un orientamento coeso, in particolare sui temi fondamentali.

Quali?

Sulla digitalizzazione, per esempio. Solo mettendoci tutti insieme possiamo fare in modo che tutti i flussi informativi relativi alle merci scambiate vengano convogliati in un unico sistema, superando così le difficoltà e inefficienze nel trasferimento dei dati lungo la filiera. C’è bisogno di una cabina di regia a livello nazionale che permetta di migliorare il dialogo. Questo per quanto riguarda le realtà territoriali, ma ancora più c’è da fare per cambiare la mentalità aziendale.

A cosa sta pensando?

Ancora in ambito aziendale vige un modo di pensare secondo cui “il mio giardino è più bello del tuo” e abbiamo già finito di parlarne. Su questo aspetto, sono convinta che un cambiamento ci sarà solo dopo la mia generazione. Io guardo i trentenni e gli riconoscono una mentalità di versa dalla nostra, molto più aperta.

Serve, dunque, un cambio generazionale?

Solo con le nuove generazioni si potrà attuare un vero cambiamento. È necessario che la classe industriale e dirigenziale dei settanta-ottantenni – che sono ancora tutti al comando in azienda! – passi il testimone ai più giovani. La mia generazione è rimasta un po’ schiacciata da quella precedente, ne siamo rimasti un po’ succubi, riconoscendoli come pionieri di un nuovo mondo industriale che, però, adesso deve trovare la forza per cambiare radicalmente. Sarà indispensabile fare un buon passaggio di consegne.

Da dove si comincia?

Dai valori. E dalla competenza. Mentre prima era naturale imparare sul campo, oggi la formazione ha un valore ineludibile, ma deve essere curata con la giusta attenzione e i giusti contenuti, senza offuscare lo sguardo dei giovani che è il loro più grande valore.

Lo sguardo?

I giovani sono in grado di interpretare al meglio la fase che stiamo vivendo perché mentre noi dobbiamo rincorrere un brusco e incomprensibile cambiamento, loro ci sono immersi, è il loro presente. Io ammetto di fare fatica guardando questo nuovo mondo che viene avanti, però, quando parlo con le mie nipoti – che sono già attive in aziende – mi rendo conto che sono in grado di condividere una visione più aperta, una ricchezza di sguardo che non possiamo perdere, ma dobbiamo integrare al meglio.

Bisogna, quindi, ripensare la governance delle aziende?

Assolutamente sì. Soprattutto tenendo conto che il nostro tessuto industriale è fatto di piccole e medie imprese, più che di multinazionali già per loro natura più orientate al rinnovamento. Facciamo tesoro delle competenze acquisite e innestiamole sulla capacità di visione delle nuove generazioni.

Più digitalizzazione, più formazione, più giovani. Cosa manca per attuare una vera e propria rivoluzione culturale?

Più donne in ruoli decisionali. Perché è necessario sottolineare il fatto che di donne nel nostro settore ce ne sono tantissime, non solo nei reparti amministrativi, ma anche in quelli operativi. Troppi, però, sono ancora oggi gli ostacoli alla crescita professionale delle donne. Non vi è, infatti, difficoltà di accesso, ma di carriera. La mentalità ancora troppo diffusa costringe noi donne a dover sempre dimostrare qualcosa di più rispetto a un nuovo che concorre per la stessa posizione. E troppo spesso la vita privata di una donna diventa determinante per la sua carriera professionale.

E qui si forma il divario che pare incolmabile

Non è questione di istituire quote rosa, ma di creare politiche di supporto concreto. Politiche che non devono essere viste come di supporto alle donne, ma alla famiglia: solo così le donne godranno della libertà reale di fare carriera e potranno portare il proprio valore aggiunto.

Nel nostro settore ci sono sempre più esempi di donne che stanno crescendo in modo apicale: penso a Silvia Moretto, attuale Presidente di Fedespedi, o a Stefania Pezzetti, past President di Fedit. Ma c’è ancora un grandissimo potenziale da esprimere. E la formazione può essere una strada per farlo.

Ritorna il tema della formazione come elemento chiave

Decisamente. Io credo molto nel valore della formazione. Credo sia un bisogno urgente per il nostro settore e da questa urgenza è nata ALSEA Academy nel 2020. Dall’attivazione di questo progetto l’interesse è stato crescente, ma ci sono ancora scogli da superare, in particolare per le piccole imprese. In realtà di dimensioni ridotte, infatti, non è sempre facile per un imprenditore destinare risorse economiche e di tempo alla formazione. Per superare questo ostacolo sarà importante sicuramente lavorare sul cambio di mentalità, perché ciò che si semina oggi verrà raccolto domani, ma sono necessarie anche operazioni di supporto che contribuiscano alla crescita della professionalità aziendale, con ricadute positive sull’intero sistema.

In che modo?

La formazione del personale è uno strumento competitivo. Pensi, per esempio al tema della digitalizzazione: il nostro settore, agendo da punto di interconnessione tra diverse realtà – porti, aeroporti, interporti, Agenzai delle Dogane – è già piuttosto avanti nei processi di digitalizzazione. Ma occorre essere ancora più veloci e reattivi ed è necessario che le persone abbiamo le giuste competenze per spingere sull’acceleratore dell’innovazione.

Come si può essere più reattivi?

Il nostro lavoro ci concede il grande vantaggio di avere un forte radicamento territoriale, assicurandoci al contempo una visione internazionale molto ampia. Questo ci consente di intercettare con efficacia i diversi trend in atto e di reagire con tempestività. Il processo di digitalizzazione è un esempio in tal senso.  La sostenibilità è un altro tema cui si sta lavorando, ma le diverse aziende devono trovare ciascuna un proprio equilibrio. Il nostro, in quanto anello di congiunzione tra realtà differenti, è un lavoro di adeguamento continuo per assicurare standard operativi sempre più alti.

Alla lunga questa tensione come può essere sostenibile?

Noi ci dobbiamo potenziare mettendoci insieme. Solo coalizzandosi le piccole e medie imprese potranno inserirsi in percorsi di sviluppo, continuare ad essere competitivi anche giocando al tavolo dei grandi player. Il rischio, altrimenti è quello di rimanere fuori dai giochi, esclusi dalle sfide del mercato.

  • Nome: Betty Schiavoni
    Luogo e data di nascita: Milano, 3 giugno 1962
    Studi e attività professionale: Dopo il diploma come interprete in lingue straniere, intraprende la propria carriera lavorativa nella azienda di famiglia Freschi& Schiavoni S.r.l., società nata nel 1962 e che, dopo anni, di attività, è oggi una piattaforma multiservizi dedicati ai trasporti e alla logistica. Ricopre inizialmente ruoli amministrativi e contabili per poi dedicarsi ai processi operativi, dalle attività di trasporto internazionale alla gestione dei documenti doganali e non, frequentando negli anni corsi di formazione e aggiornamento professionale per trovare sempre soluzioni avanzate, sostenibili e innovative.
    Responsabilità associative: Ferma sostenitrice di come la frequentazione costante nell’ambito associativo si riveli fondamentale per l’approfondimento e il confronto di tematiche del settore, ricopre la carica di Presidente di Alsea – Associazione lombarda spedizionieri e autotrasportatori- Vice Presidente Fedespedi, componente del Consiglio Direttivo di Fedit e della Giunta Confetra.
    Hobbies e passioni: lettura, viaggi, trekking
  • L’azienda nasce dal sogno di una coppia molto ambiziosa nel 1962. Essa era ed è tutt’oggi composta da Luciana Freschi e Antonio Schiavoni. Nel 1967 viene effettuato il primo trasporto avio-camionato per conto di Swissair (oggi Swiss World Cargo).
    La costruzione del primo magazzino, adeguato al ricevimento ed alla consegna delle merci aeree, al di fuori di un aeroporto, avvenne nel 1970. La Freschi & Schiavoni fu dunque la prima azienda ad attrezzare magazzini e camion per trasportare contenitori e pallet aerei.
    Nel frattempo, i due figli, Primo, il quale seguiva già le orme del padre fin da bambino, facendo i viaggi in camion, si affiancò all’attività verso i 16-17 anni lavorando in magazzino, caricando e scaricando i mezzi. Invece, la figlia Betty si affiancò nel 1983, anche lei svolgendo inizialmente le attività di magazzino come il fratello. Lei introdusse il primo computer in azienda.
    L’impresa è oggi presente in qualità di Air Handling Agent nelle seguenti città italiane: Milano (Vignate, Liscate e Malpensa), Bologna (costruita nel 1993) ed infine Firenze (costruita nel 1996).
  • A.L.S.E.A. – Associazione Lombarda Spedizionieri ed Autotrasportatori – è una associazione di categoria senza fini di lucro che rappresenta le imprese che svolgono attività nel settore dei trasporti, spedizioni, operatori logistici e operatori di trasporti multimodali ed in quelli ad essi ausiliari, affini e connessi al movimento e stoccaggio delle merci. ALSEA opera come anello di congiunzione tra imprese associate, Federazioni e Istituzioni.
    Possono far parte dell’Associazione tutte le imprese che svolgono tali attività nelle province della Lombardia.
    ALSEA è oggi la più grande associazione italiana nel settore dei trasporti, delle spedizioni e della logistica. Conta oggi oltre 650 aziende associate e circa 18.000 dipendenti diretti. Numeri che parlano da soli. Numeri che fanno di noi un punto di riferimento autorevole e riconosciuto, capace di valorizzare il settore dei trasporti come merita: una risorsa indispensabile per l’economia del nostro Paese.

Francesca Saporiti

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero di giugno 2021 de Il Giornale della Logistica


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