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Quattro chiacchiere con Nazzarena Franco, CEO di DHL Express Italy: il valore delle connessioni

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La felicità si può imparare e si può insegnare. È questa l’idea forte che ha ispirato Karen Gugghenheim nella creazione dell’evento World Happiness Summit. Evento che ha celebrato a Como la sua quinta edizione con la main sponsorship di DHL. Perché un evento dove si parla di psicologia positiva, benessere sul posto di lavoro, arte, consapevolezza, resilienza, gentilezza, riguarda una realtà specializzata in logistica?

 Mi piace contestualizzare la scelta di questa sponsorship in un contesto più ampio, di una sensibilità che caratterizza fortemente la nostra realtà, che si traduce in una grande attenzione verso tutte le tematiche che riguardano il benessere delle persone. Siamo un’azienda di servizi people-driven: mettiamo le persone al centro perché sono fondamentali per la produzione e la qualità del servizio stesso. Le persone sono il fulcro della nostra strategia di sostenibilità.

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L’elemento portante dei tre pillars ESG?

Per il pillars S, ossia Social, abbiamo un obiettivo ben chiaro: essere “Great place to work for all”. E l’accento è proprio su per “per tutti” (nel 2022, per il secondo anno consecutivo, DHL si è posizionata in testa alla classifica “Great place to work”, premiata in 50 diversi Paesi, NdR). Il Wohasu ci è parsa, quindi, l’occasione, per approfondire come a livello individuale, ognuno di noi, può rafforzarsi per affrontare le sfide che la vita ci pone davanti.

Oggi, forse, più che mai viviamo in un periodo ricco di sfide. E servono strumenti per affrontarle.

Supportare le persone a crearsi questi strumenti è un nostro impegno costante che si concretizza in azioni differenti e complementari. Per esempio, all’interno della nostra Supervisory Excellence Academy vi sono vari programmi tra cui il CIS – Certified International Specialist che a sua volta si declina in differenti percorsi formativi. Vi è un piano di formazione di 18 mesi dedicato ai people leader che sviluppa un percorso che affianca l’acquisizione di hard skills ad attività mirate allo sviluppo di soft skills. Lavorando su se stessi, l’obiettivo è impegnarsi per poter essere un manager migliore e, idealmente, una persona migliore. Abbiamo programmi di sviluppo dei talenti sia per junior sia per senior e progetti di mentoring al femminile. Le proposte formative, però, non si esauriscono solo nell’ambito professionale.

Per esempio?

DHL ha attivato la piattaforma Virgin Pulse dove è possibile trovare percorsi dedicato sia al benessere fisico sia mentale sia emotivo. L’approccio è olistico, per abbracciare i bisogni della persona nella sua interezza e complessità.

Un’attenzione ai bisogni delle persone che non si esaurisce all’interno del nostro perimetro aziendale. L’attenzione alle persone, infatti, si estende a tutti coloro – collaboratori, clienti, partner e abitanti dei territori dove operiamo – con i quali entriamo in connessione. In quest’ottica si inserisce il supporto che offriamo alle iniziative di volontariato. Come il progetto DHL’s Got Heart.

Di cosa si tratta?

È una competizione internazionale che premia l’impegno dei colleghi di DHL Express a favore di onlus locali. Quest’anno tra i finalisti vi è anche un collega italiano: grazie alla sua attività il gruppo devolverà 26mila euro a favore di una casa famiglia che ospita bambini nello spettro autistico.

Basti pensare che a livello mondo nel 2022 sono state 238.349 le ore dedicate dalle nostre persone del Gruppo DPDHL ad iniziative di volontariato.

Esempi concreti di inclusività vissuta.

Veicolare al meglio le tematiche dell’inclusione è una nostra priorità. Iniziative come la Run For Inclusion, tenutasi a Milano lo scorso autunno, rappresentano l’occasione per celebrare i valori di inclusività, diversità, sostenibilità che noi viviamo ogni giorno nella nostra realtà.

Siamo presenti in 220 Paesi e territori nel mondo: siamo quindi più inclusivi delle nazioni Unite che ne riconoscono 206. È nel nostro DNA vivere il valore della diversità culturale, intergenerazionale, di genere, di credo religioso, o orientamento sessuale. La diversità è parte del nostro quotidiano e lo arricchisce. Questa diversità diventa inclusione se si lavora sulla connessione, in spazi di comunicazione condivisi.

Creare connessioni è esattamente il vostro core business

Il nostro lavoro è connettere due o più punti geografici, due o più aziende. La connessione, quindi, è il cuore di quanto facciamo ogni giorno. E portiamo questa nostra esperienza in ogni ambito. Run For Inclusion è stata l’occasione di riunire realtà diverse, tra cui numerose associazioni. Vi hanno partecipato oltre 5mila persone, segnale che il messaggio che vogliamo veicolare ha un grande valore, per molti. La Run è strato uno strumento di condivisione importante, ma vogliamo continuare a parlare di inclusività con linguaggi diversi e presto potremo concretizzare nuove opportunità.

Credo che un valore importante delle connessioni che create sia anche nella continuità. Le collaborazioni attivate in occasione della Run non si sono esaurite con la fine dell’evento, vero?

Solo per citarne alcune, con CESVI, con la Fondazione Francesca Rava o con l’Unione Italiana Ciechi abbiamo un rapporto di partnership che ci lega da anni e che si traduce in una collaborazione fattiva. Per esempio, abbiamo potuto assumere tre colleghi provenienti dall’Istituto non vedenti di Milano, che, grazie alla tecnologia e alla formazione, sono oggi pienamente operativi nella nostra sede principale.

Quanto raccontato esemplifica, credo, al meglio, come noi concepiamo il tema della sostenibilità. Sostenibilità è per noi, prima di tutto, essere consapevoli dello scambio, della connessione con il contesto. Essere attivi su un territorio non vuol dire esclusivamente vendere un servizio, gestire dei clienti. Vuol dire avere una relazione con il territorio. Quando noi apriamo una filiale investiamo per rimanerci, potenzialmente, per sempre, e nel nostro radicarci vogliamo portare valore.

Non è un approccio che caratterizza da sempre la logistica, in passato “accusata” di sfruttare il territorio in cui si insedia.

Il nostro è un modello differente. In occasione dell’inaugurazione del nostro gateway presso l’Aeroporto di Bologna, abbiamo coinvolto alcune realtà locali attive nell’ambito sociale per organizzare laboratori nelle scuole primarie: un modo per superare sia i pregiudizi legati all’immagine della logistica, sia i pregiudizi di genere che ancora permangono anche in ambito lavorativo. Con la stessa ottica, con l’opportunità dell’attivazione del nuovo gateway di Napoli, abbiamo dato vita ad iniziative – come la ristrutturazione di una palestra in un quartiere critico e l’erogazione di borse di studio – che, partendo dalla scuola per arrivare alla città, hanno avuto un impatto sociale su più di 2.000 persone. Progetti che siamo pronti a replicare per moltiplicare il valore condiviso.

Il vostro è un esempio importante. Crede che più in generale le cose stano cambiando?

Mi piacerebbe poter dire che le cose sono radicalmente cambiate, ma purtroppo ancora non è così. Sicuramente è stato avviato un percorso e realtà diverse lo stanno realizzando con tempi e modalità differenti. Ci sono aziende leader di mercato che hanno deciso di abbracciare questo cambiamento e stanno settando gli standard di riferimento. In più, l’intero contesto di mercato è in trasformazione e così anche il nostro settore che era tradizionalmente una industry percepita come connessa esclusivamente alle aziende, oggi, grazie anche all’e-commerce, si sta avvicinando sempre più alle persone. Questo ha avviato un percorso virtuoso. Siamo nel bel mezzo del viaggio.

Speriamo di accelerare il passo per il pezzo di strada che rimane.

La logistica era e resta una industry particolarmente labour intensive. Non è più possibile non porre attenzione al capitale umano.

Finora ci siamo focalizzati sulla sostenibilità sociale, ma DHL Express è impegnata su più fronti anche nella sostenibilità ambientale. Proviamo una sintesi?

DHL Group si è data l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Alcuni traguardi sono stati anticipati al 20230 e in generale l’agenda della sostenibilità ambientale è ricca e variegata, sia a livello globale sia con progetti specifici per il nostro Paese.

A livello di Gruppo, siamo pienamente consapevoli che per il tipo di business in cui operiamo abbiamo delle responsabilità importanti. Già dal 2008 sono stati fissati i primi obiettivi di riduzione delle emissioni e stiamo percorrendo strade diverse per raggiungere questi obiettivi. Per esempio, per abbattere le emissioni legate al trasporto aereo ci stiamo muovendo in tre direzioni principali: l’elettrificazione della flotta, l’utilizzo di biocarburanti e l’adozione di soluzioni per la fuel optimization.

Aerei elettrici?

DHL Express ha una joint venture con una start up americana, Eviation Aircraft abbiamo già confermato l’ordine per 12 velivoli e-cargo Alice. Dopo il primo volo inaugurale negli Stati Uniti contiamo di avere già nel 2024 i primi aerei operativi su tratte selezionate.

E per quanto riguarda il biofuel?

Sono in corso progetti sia a livello globale sia proprio qui nel nostro Paese: DHL Express Italy, infatti, ha stretto un accordo con ENI e SEA per la sperimentazione di Eni Biojet, il SAF – Sustainable Aviation Fuel, miscelato al 20% con JetA1 e prodotto esclusivamente da materie prime di scarto, grassi animali e oli vegetali esausti. I risultati positivi ottenuti con il pilot di inizio anno ci fanno ben sperare di poter operare presto i primi voli con questa tipologia di carburante. Lo scoglio in questo momento è l’approvvigionamento. Stiamo lavorando con i produttori per aumentare i volumi di carburante disponibili.

Noi oggi in Italia operiamo più di 60 voli al giorno. Mi piacerebbe poter partire già da quest’anno con anche pochi voli, ma operati quotidianamente. Stiamo lavorando per dare presto buone notizie in questa direzione.

Tornando con i piedi per terra, in quali altre direzioni vi state muovendo?

Anche tutta l’attività di trasporto terrestre è interessata da numerosi progetti volti a ridurre l’impatto ambientale che spaziano dall’adozione di carburanti alternativi – con anche un progetto pilota in atto per l’utilizzo dell’idrogeno – all’integrazione di soluzioni per l’ottimizzazione dei viaggi. L’attenzione alla sostenibilità si estende anche sul versante immobiliare: i nuovi edifici che andiamo a costruire o le piattaforme oggetto di refurbishment vengono realizzati utilizzando materiali e modalità costruttive a impatto ridotto o nullo. Il nuovo hub DHL di Malpensa, per esempio, ha ottenuto la certificazione LEED Silver.

In questo percorso di sostenibilità, l’Italia a che punto è?

DHL Express Italy è leader nel mercato italiano con una quota del 60% e, a livello di best practices, anche e soprattutto a livello di sostenibilità rappresenta un punto di riferimento all’interno del network. Siamo stati tra gli unici tre Paesi al mondo ad avviare l’utilizzo di bio fuel per il cargo aereo e stiamo ottenendo importanti risultati in numerosi progetti. Il percorso verso una sempre maggiore sostenibilità, però, non si avvera solo attraverso queste grandi iniziative, ma è fatto anche di tante piccole azioni quotidiane, promosse dai singoli e condivise dalla comunità locale. Molte idee sono nate dai nostri collaboratori e sono state poi diffuse all’interno del network per la loro efficacia.

Francesca Saporiti

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di aprile 2023 de Il Giornale della Logistica


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